
Majorino apre la Festa de l’Unità. “In Italia torsione autoritaria. No alla guerra”
Parte stasera la Festa de L’Unità, organizzata dai circoli PD della zona Nord-est della Città Metropolitana di Milano. Il giardino della Cooperativa l’Agricola di Cinisello Balsamo apre le cucine, gli stand e lo spazio dibattiti dove fino a domenica 29 tanti ospiti si confronteranno su politica e temi legati ai comuni del Nord Milano. E dove per l’inaugurazione, oggi alle ore 18.30, è prevista la presenza di Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Partito Democratico in Regione Lombardia, in uscita in questi giorni con il suo nuovo romanzo “Le stelle divorate dai cani” (Laurana). E che ha risposto alle domande de La Città.
Dopo anni la festa de L’Unità torna a Cinisello Balsamo, organizzata dal PD della zona Nord Est, dove ci sono comuni come Sesto San Giovanni, Cormano, Bresso e la stessa Cinisello per decenni amministrati dal centrosinistra e ormai da quasi una decina di anni governati dalla destra. Come si torna competitivi in queste area della città metropolitana?
E’ una domanda molto importante. Perchè la nostra storia elettorale in questi luoghi è davvero paradossale. Si tratta di Comuni che un tempo erano proprio la “culla” della cultura progressista, dell’insediamento operaio e della rappresentanza del lavoro. Da anni qualcosa si è rotto. Non ho la bacchetta magica ma credo si debba andare in due direzioni. Da una parte costruire alleanze per il governo fondate sulle questioni sociali e gli interessi materiali. Che vuol dire salario, lotta alla precarietà, diritto alla casa, alla sanità pubblica – basta con il ricatto : vuoi farti curare? Paga!- e poi certamente costruire una politica che sul terreno dell’area metropolitana esprima una maggiore forza. Questi Comuni non sono l'”hinterland” di Milano, sono il polmone di trasformazioni importanti, il luogo di vita e di lavoro di migliaia di persone. Una politica – sulla mobilità, sulle infrastrutture, sulla stessa questione del welfare – che prescinde da questo punto di vista rischia di essere e mostrarsi miope. Quindi, in breve, direi che dobbiamo essere sempre di più radicali e concreti sui temi sociali e ispirati da uno sguardo “metropolitano”.
Uno dei temi più rilevanti per questi territori è quello del trasporto pubblico. Mancano 589 milioni di euro per prolungare M5 fino da Milano a Monza (4 fermate passano da Cinisello). Il ministro Salvini domani incontrerà a Roma Beppe Sala, i sindaci della zona e Regione Lombardia, che però dice di non voler più mettere soldi. Il progetto rischia di naufragare e di restare al palo. Come se ne esce?
Se ne esce con più coerenza. La partita del prolungamento delle metropolitane è essenziale. Riguarda la qualità dello sviluppo della grande regione urbana metropolitana, il diritto dei cittadini ad una mobilità efficace e sostenibile e pure, per ragioni evidenti, la qualità dell’aria che respiriamo. Quindi nessuno si volti dall’altra parte. Lo abbiamo detto in Regione continueremo a dirlo.
Cormano, Cusano e Paderno sono attraversate dalla ferrovia Trenord (controllata da Regione Lombardia), un servizio necessario per migliaia di pendolari per spostarsi verso il centro di Milano. Ritardi, soppressioni di corse, guasti continui a impianti, stazioni e ascensori rendono la vita complicata degli utenti. Cosa proponete per un cambio di direzione?
Quel che proponiamo ovunque: ribaltare la gestione di Trenord, investire sul trasporto pubblico e sul ferro, smetterla di scegliere la direzione del cemento per il traffico privato ma porsi l’obiettivo di fornire un’alternativa effettivamente fruibile affinché si possano lasciare le auto a casa. In questi anni abbiamo assistito al fatto che a crescere erano solo gli stipendi di alcuni manager. Invece serve un’attenzione al risultato molto più precisa.
A Cinisello Balsamo da qualche mese è stata inaugurata una casa di comunità, un ospedale di comunità è in costruzione a Cormano e poi a Cologno. Ma nonostante le rassicurazioni dei responsabili di ASST Nord Milano, rimane evidente la mancanza di medici e infermieri che dovranno farle funzionare
La scommessa delle Case di Comunità era ed è importante. Si tratta di consolidare il presidio sanitario e sociale sul territorio e di non lasciare sole le persone. Ci siamo battuti – a differenza della destra – per ottenere in Europa i soldi per finanziarle, lo ha fatto innanzitutto David Sassoli. Ricordo la sua emozione (ero deputato europeo) quando discutevamo della possibilità attraverso i fondi europei di finanziare progetti simili.Oggi siamo di fronte ad una grande incompiuta e Regione Lombardia rimane totalmente immobile. Le case di comunità devono essere qualcosa in più di ciò che c’era già prima e, a regime, il luogo dove sperimentare il lavoro d’equipe tra figure professionali diverse e tenere assieme gli operatori sanitari e quelli sociali. Il medico e l’assistente sociale. Il tutto al fine di non lasciare da soli i cittadini offrendo un’alternativa valida al ricorso improprio e problematico del pronto soccorso. Oggi dunque la scommessa non è vinta. E Regione Lombardia, Fontana in testa, dovrebbe pensarci invece di occuparsi solo di fare favori politici alla sanità privata, come oggi accade.
Lei è responsabile Casa del PD nazionale. L’emergenza abitativa, specie nelle grandi città, è ormai sull’agenda di molti comuni italiani (a Milano è stato varato il piano-casa), tranne che del governo Meloni. Che ne pensa?
La destra sulla casa è riuscita in un miracolo. Il governo Meloni è infatti rispetto all’abitare il peggior governo della Storia italiana. Non era facile perché le classi dirigenti italiane hanno per tanto tempo ritenuto che bastasse il mercato e un po’ di edilizia residenziale pubblica a rispondere alla domanda. Le poche cose, ripeto poche e anche per colpe del centrosinistra, presenti a livello nazionale, da parte della destra sono state azzerate. E’ stato fatto materialmente rispetto al fondo sostegno affitti. Noi abbiamo presentato un Piano molto ricco. Che parte dal rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, da fondi a sostegno delle giovani coppie e dei più giovani per l’affitto, da strumenti per regolamentare gli affitti brevi e incentivare recupero, riqualificazione, rigenerazione urbana al fine di rendere più accessibili le case. Non è dunque un belvedere l’immobilismo del governo. Ma non sono stupito. Qual è oggi l’istituzione che a livello nazionale è proprietaria del maggior numero di case popolari vuote? Regione Lombardia. Ci sono oltre 23.500 alloggi dell’Aler inutilizzati con migliaia di case senza persone. Noi abbiamo presentato una proposta di legge per il loro recupero. E’ un passaggio essenziale.
Anche Cinisello e Sesto la destra cerca di riscrivere la storia con le intitolazioni di piazze a Ramelli. A Cormano Forza Nuova entra i consiglio comunale. Si assiste a una torsione autoritaria con il decreto sicurezza, Regione Lombardia si rifiuta sistematicamente di patrocinare il Pride. L’aria è pesante
L’aria è pessima. La torsione autoritaria è evidente. La destra gestisce la questione dei diritti attraverso la chiave dell’emergenza permanente. L’immagine dei metalmeccanici denunciati perché difendono il salario è emblematica. Siamo all’ungherizzazione dell’Italia. Il PD è in campo per un’opposizione tosta e unitaria.
Stiamo parlando del nostro territorio ma è evidente che davanti alle tensioni internazionali, le guerre, i massacri di Gaza e ucraini diventa tutto molto relativo. Cosa dovrebbe fare il governo Meloni davanti allo scenario globale. La posizione di Elly Schlein la soddisfa?
Elly Schlein è molto netta e giustamente su un punto essenziale . La guerra non può essere la soluzione. Il governo deve smetterla di farsi dettare l’agenda da Donald Trump e di fronte alle mani insanguinate di Netanyahu si deve reagire con molta più durezza. La sacrosanta lotta al terrorismo non autorizza in alcun modo la strage degli innocenti di Gaza.