12 Luglio 2025

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Stato di Palestina, la risposta di ANPI al “no” della destra cinisellese

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la nota diffusa da ANPI Cinisello Balsamo

Il Consiglio comunale di giovedì 12 giugno ha respinto la mozione presentata dalla minoranza e dall’ANPI sul riconoscimento dello Stato di Palestina di cui avrebbe dovuto farsi interprete presso il nostro Governo. Contemporaneamente il capogruppo di FdI ha dato lettura di un’altra mozione in cui, tra l’altro, si riaffermava il principio di “due popoli, due Stati”, senza esprimere alcuna parola di condanna sul fatto che la distruzione totale di Gaza, il massacro quotidiano dei civili, l’occupazione illegale della Cisgiordania, tutte azioni condannate dall’ONU, vanno esattamente nella direzione opposta e sono volte a rendere impossibile tale opzione.

Enzo Biagi: «Signor Levi, come nascono i lager?».

Primo Levi: «Facendo finta di niente».

INDIFFERENZA, è questa la parola che Liliana Segre ha voluto far scrivere al Binario 21 della stazione centrale di Milano, da dove partivano i vagoni carichi di ebrei italiani per i campi di sterminio in Germania.

L’indifferenza di allora, con la partecipazione attiva dei fascisti italiani alla deportazione del popolo ebraico, è esattamente l’indifferenza di oggi nei confronti dello sterminio del popolo palestinese di Gaza e di Cisgiordania. Protagonista di questa indifferenza è il governo di destra italiano, che pavidamente si piega alla volontà del più forte e si accoda, senza far nulla, propaganda a parte, alle politiche scellerate del governo di Netanyahu. A cui anzi continua a inviare armi e da cui importa armi. La logica ispiratrice è la stessa di sempre: forti coi deboli, deboli coi forti.

E protagonista di questa indifferenza è anche la coalizione del centrodestra di Cinisello Balsamo che, dopo averne ritardato la discussione per mesi, ha detto no alla mozione dell’opposizione di centrosinistra per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Un’occasione persa per dare un segnale dal basso alla politica italiana, per dire basta ai massacri di innocenti, per affermare nei fatti e non solo a parole, che alla soluzione dei “due popoli due Stati” ci si crede davvero, come presupposto per una pace giusta e duratura, e che non la si agita invece come pretesto per sciacquarsi la coscienza.

Il centrodestra cittadino aveva già più volte manifestato il sostegno incondizionato allo Stato di Israele utilizzando la consueta retorica del “baluardo” della democrazia occidentale in Medioriente. Israele può sterminare, uccidere civili a decine di migliaia, a centinaia di migliaia, può affamarli, deportarli, può fare la pulizia etnica, ma sono “democratici”. Il governo israeliano, paradosso dei paradossi, può giungere ad assoldare, come rivelato da parlamentari israeliani e come ammesso dallo stesso Netanyahu, persino terroristi affiliati all’ISIS col compito di boicottare i già centellinati aiuti umanitari e sparare sui civili, ma loro stanno comunque dalla parte di Israele, “unicademocraziadelmedioriente” che combatterebbe i terroristi di Hamas, dopo averli aiutati. Nel retorico mantra del diritto di Israele (che uno Stato ce l’ha) ad esistere, si consuma la negazione del diritto del popolo palestinese (che uno Stato non ce l’ha) ad esistere.

Con questa logica, la democrazia non è più un valore universale, un contenitore di diritti umani, civili e politici, ma svilisce fino a diventare un guscio vuoto.

La coalizione di centrodestra guidata dal sindaco Giacomo Ghilardi ha presentato una mozione alternativa, di Fratelli d’Italia, che ripropone la postura attendista del governo italiano guidato da Giorgia Meloni.  Questa mozione già al punto 1) afferma che “il 18 marzo 2025 si è interrotto il cessate il fuoco…”, dimenticandosi di precisare che è stato Israele a riprendere i bombardamenti, vanificando così gli accordi per far entrare gli aiuti umanitari e liberare gli ostaggi. Al punto 2) parla di “stallo nelle trattative” e di “ripresa dei combattimenti nella Striscia di Gaza” come se ci trovassimo di fronte a due eserciti che si fronteggiano, e non a bombardamenti indiscriminati sulla popolazione civile, punti di soccorso, ospedali, scuole e persino tendopoli. Al punto 3) parla della “spirale di violenza innescata da Hamas”, come se prima di tale data non fosse accaduto nulla. Questa si chiama: MANIPOLAZIONE DELLA STORIA E DEI FATTI.

Non c’è un solo passaggio della mozione del centrodestra che condanni la politica israeliana degli insediamenti illegali in Cisgiordania, dell’occupazione militare violenta, delle azioni squadriste dei coloni armati, protetti dall’esercito, nei confronti della popolazione civile palestinese, delle uccisioni sistematiche, delle demolizioni delle proprietà dei palestinesi. Una situazione di illegalità che non è il frutto del 7 ottobre, ma una politica che prosegue incessante da decenni, come certifica la Risoluzione ONU 2334 (che il centrodestra cittadino fa finta di ignorare, in piena armonia col governo italiano) approvata dal Consiglio di Sicurezza il 23 dicembre 2016, con 14 voti a favore e l’astensione degli Stati Uniti, che definisce Israele OCCUPYING POWER” (POTENZA OCCUPANTE) e che CONDANNA “la confisca di terreni, la demolizione di case e lo sfollamento di civili palestinesi, in violazione del diritto internazionale umanitario”. La stessa Risoluzione ribadisce che “La costituzione da parte di Israele di insediamenti nel territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme Est, non ha validità giuridica e costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale e un grave ostacolo al raggiungimento della soluzione dei due Stati e di una pace giusta, duratura e globale” e ribadisce la richiesta che “Israele cessi immediatamente e completamente tutte le attività di insediamento nel territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme Est, e che rispetti pienamente tutti i suoi obblighi giuridici al riguardo”.

Israele non ha mai rispettato questa Risoluzione, così come molte altre. Ed è proprio questo il paradosso di un Paese che è stato costituito in seguito a una risoluzione ONU, ma che ignora tutte le altre.

L’Italia si è astenuta il 9 maggio 2024 al voto di approvazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per il riconoscimento della Palestina come qualificata per divenire membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.  143 voti a favore, solo 9 contrari e 25 astenuti. L’Italia di Giorgia Meloni ha deciso di non decidere.  

Il centrodestra sa perfettamente che il riconoscimento dello Stato di Palestina rappresenta il presupposto necessario per preservare la prospettiva politica dei «due popoli, due Stati» e, dunque, per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, ma, diversamente da 147 Paesi, tra cui in Europa, Spagna, Norvegia e Irlanda, a cui si è aggiunto lo Stato del Vaticano, l’Italia non ha ancora mosso alcun passo in questa direzione.

C’è una narrazione tossica che resiste ad ogni smentita storica e alla quale tutta la destra italiana pavidamente si accoda: quella dell’Israele buono, democratico, “che voleva la pace”, prima che il 7 ottobre 2023 cambiasse tutto. È un mito occidentale, comodo, rassicurante. Ma è, appunto, un mito, una manipolazione. Perché prima del 7 ottobre era già guerra, era già massacro, era già apartheid. E lo è da oltre 70 anni. Prima del 7 ottobre 2023 ci fu il 9 aprile 1948, il massacro di Deir Yassin, una delle stragi più cruente della storia mediorientale. Oltre duecento civili palestinesi assassinati nelle loro case, donne, bambini e anziani compresi, dalle bande terroristiche ebraiche Stern e Irgun, le stesse che due anni prima avevano piazzato una bomba al King David Hotel di Gerusalemme uccidendo oltre 90 persone.

La deportazione di 700.000 palestinesi dalla loro terra fu conseguenza, secondo molti storici, proprio di quel massacro e dalla ferocia con cui fu eseguito. Uno dei primi, in una escalation che vide 400 villaggi palestinesi spazzati via e migliaia di palestinesi uccisi solo in quell’anno.

Dal 2008 fino al settembre 2023, secondo l’ONU, oltre 6400 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane nei Territori Occupati e in Israele. In media oltre 400 all’anno. Migliaia di vite spente, eppure ignorate. Non c’erano tunnel di Hamas da bombardare. Esistevano villaggi, strade, checkpoint, bambini.

Ma tutte queste cose si sanno, si conoscono, stanno sui libri di storia, i cui autori sono spesso di origine ebraica.

E siamo arrivati a Gaza, Dopo l’orrore del 7 ottobre, ripetutamente condannato dall’ANPI e da tutte le forze politiche, un altro orrore smisurato, immane, definito genocidio, tra gli altri, da Amos Goldberg, ebreo israeliano, professore di storia dell’Olocausto all’Università Ebraica di Gerusalemme. E lo ha fatto con queste parole: «Sì, è un genocidio. È difficile e doloroso ammetterlo, ma non possiamo più evitare questa conclusione. La storia ebraica sarà d’ora in poi macchiata dal marchio di Caino per il “più orribile dei crimini”, che non potrà essere cancellato (…). Gli obiettivi militari sono quasi obiettivi incidentali mentre uccidono civili, e ogni palestinese a Gaza è un obiettivo da uccidere (…). Livello e ritmo di uccisioni indiscriminate, distruzione, espulsioni di massa, sfollamenti, carestia, esecuzioni (…) creano un quadro complessivo di genocidio, di un deliberato e consapevole annientamento dell’esistenza palestinese a Gaza (…). Le numerose dichiarazioni di sterminio da parte di alti funzionari del Governo israeliano e il tono generale di sterminio del discorso pubblico indicano che questa era anche l’intenzione».

Un giorno altre generazioni, altri popoli ci chiameranno, minoranza privilegiata del pianeta, a rispondere alla domanda: come avete potuto essere complici di un tale massacro? Come avete fatto a tacere, a voltarvi dall’altra parte, a guardare assassinare deliberatamente gente inerme, giornalisti, operatori sanitari, volontari delle organizzazioni umanitarie, a veder bombardare ospedali e scuole e moschee. Come avete potuto continuare ad armare uno Stato che faceva tutto questo?

Ci sono israeliani coraggiosi che scendono per le strade di Tel Aviv e Gerusalemme con le foto dei bambini uccisi a Gaza. C’è un’altra Israele, che fatica ad emergere, ma che esiste e che noi italiani, noi europei, dovremmo incoraggiare. Invece decidiamo, col nostro atteggiamento, di lasciarla nel suo isolamento.

Accodandosi alle posizioni attendiste e opportunistiche del governo, la coalizione di centrodestra cinisellese, ha deciso di stare dalla parte sbagliata della storia.

ANPI, Sezione Cinisello Balsamo
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Redazione "La Città"

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