11 Luglio 2025

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Centri estivi, i costi per le famiglie restano insostenibili

di Jurij Bardini

100 euro a settimana per ogni figlio. È questa la cifra con cui le famiglie di Cinisello Balsamo devono fare i conti per i centri estivi 2025.  Rispetto all’anno scorso, si osserva una lieve discesa nelle rette: se nel 2024 non esisteva il tetto massimo di 100 euro a settimana, quest’anno è stato inserito e sono stati aggiunti il sostegno ai bambini con disabilità e la mensa.  Ma la differenza sull’anno scorso è quasi impercettibile, anche perché, nel frattempo, il costo della vita ha aumentato la pressione sui redditi.

Tenendo presente anche che l’Italia è l’unico paese in Europa ad avere i salari con il potere di acquisto più basso rispetto al lontano 1990 – quando Baggio e Schillaci rendevano magiche le nostre notti, con gli stessi soldi di oggi ci compravi più cose.  Rimane quindi impossibile capire come un’amministrazione comunale possa pensare realmente che, per una città a basso reddito medio come Cinisello Balsamo, una cifra così alta sia sostenibile o quantomeno presentabile senza averne vergogna.  Viene quasi da pensare che la destra, dopo aver accusato per anni le forze democratiche di essersi allontanate dal popolo e dai suoi bisogni, oggi si sia accomodata nei salotti buoni e proponga servizi a misura di famiglie benestanti.

Sì, perché di fronte al bisogno di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, e alla totale assenza di un progetto educativo pubblico per i tre mesi estivi, la risposta della politica locale è per l’ennesima volta paranormale.  Come può, ad esempio, una famiglia con due redditi da lavoro dipendente e con due figli a carico immaginare di sborsare 800 euro al mese in più rispetto all’ordinario? 800 euro che si sommano a mutuo/affitto, spese condominiali, bollette, auto, spese mediche, cibo…?  E dobbiamo sempre tener presente che due redditi pieni in famiglia non sono scontati (quante donne svolgono lavori sottopagati!), così come non è scontato che il modello di famiglia sia quello tradizionale (quanti nuclei sono composti da un solo genitore!).

Siamo evidentemente su un altro piano di realtà. Siamo sul piano in cui il decisore pubblico non mette al primo posto i bisogni dei genitori e dei loro figli, cioè dei suoi cittadini di oggi e di domani, ma prova a trovare una soluzione a basso sforzo immaginativo e progettuale che tenti, in modo evidentemente maldestro, di mettere insieme una qualche vaga e impresentabile risposta. Sappiamo già che gli oratori – per mille ragioni più competitivi sul fronte dei costi – avranno un boom di iscrizioni. E sappiamo anche che saranno molti i bambini che, esclusi anche dalla retta bassa ma comunque impattante delle parrocchie, trascorreranno ore davanti alla tv, agli smartphone, per le piazze e sulla strada. Abbandonati, non visti, esclusi.

Perché anche l’oratorio costa decine di euro a settimana e, non so voi, ma la città che noi osserviamo è sempre più impoverita e impegnata nel duro mestiere di vivere. Quindi, per questo 2025, siamo ancora su un piano di ingiustizia, irrealtà, irricevibilità della pretesa soluzione. Purtroppo, a Cinisello Balsamo come in Italia, i servizi pubblici stanno o degradando o diventando un fatto di lusso. Ma loro sono quelli che stanno con il popolo mentre noi, come Saviano, belli comodi nel nostro attico a New York. Questa è la destra. Cominciamo a desiderare di mandarli a casa ed essere fortemente meglio di loro.

Redazione "La Città"

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