14 Giugno 2025

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Sempre andato a votare. Con il vestito migliore!

In questi giorni avvertiamo un rumore di passi concitati, provenienti da chi vorrebbe che i cittadini non andassero a votare in occasione dei cinque referendum. Abbiamo fatto il callo a queste attività, a volte esplicite o in altre camuffate da perbenismo civico: “Andate pure, ma scartate le schede con i quesiti che non ci piacciono”. Di certo, essi sono nel giusto costituzionale e non vi è nulla di illegittimo nelle loro posizioni. Tuttavia, troviamo impalpabile questo modo d’esprimersi.

Attuandolo parzialmente o rinunciando al diritto di voto, si corre il rischio di equipararlo alla scelta “se e quando andare a teatro”. Pur non entrando nei dettagli tecnici e nel merito ai prossimi cinque quesiti referendari, sui quali in altra parte del giornale ci esprimiamo con limpida trasparenza, riaffermiamo che la prassi dell’invocare il “non voto” produce disgusto verso la politica. Molto concreta è invece la tifoseria, pro o anti-quorum. A parte quello sul Divorzio (1974) non ricordo una scadenza referendaria senza i distinguo e gli artifizi su come farlo venir meno. Il che significa che senza numero legale tutto s’invalida.

Può valere per le partite di calcio, ma non credo sia buona e sana politica incoraggiarlo quando c’è di mezzo l’espletamento di un gesto democratico. Trasversalmente e in alternanza, proprio tutti (dico tutti, da Craxi a D’Alema) hanno nuotato le acque del quorum: i partiti, i sindacati e quant’altro di associativo esistente in Italia. Lamentandosi poi se il boomerang li colpiva in un’occasione successiva. I calcoli di bottega ci sono sempre stati. Ciononostante, sul rispetto per il voto non siamo disposti a considerare atti che ne minino l’efficacia.

Speriamo non si debba ritenere narcisistico (o da boomer attempati) se ci vantiamo di esserci sempre recati alle urne, per esprimere le nostre scelte. Indossando il vestito migliore e togliendoci il berretto quando entravamo al seggio. Ad interrogarsi sull’astensionismo, assai diffuso e oramai endemico, resteranno solo quelli che sempre hanno utilizzato schede e matita copiativa, senza perdere l’occasione (anche quando l’esito previsto era avverso) di esprimersi e di mettere alla conta il proprio voto.

Chi si appella ai diritti costituzionali e sceglie di andare altrove, dovrebbe interrogarsi sui rischi a cui la stessa Costituzione sta andando incontro. A meno che non siano note le “riforme Meloni”, in chiave revisionistica, sulla sicurezza e sulla giustizia, che le destre stanno avanzando da mesi. Qui, anche e soprattutto a sinistra, si dovrebbe riflettere su dove atte starsi e su come procedere per opporsi a questi pericolosi tentativi.

Ivano Bison

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Un commento

  • Sono.completatamente d” accordo.

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