
Bimbi cattolici in moschea. L’indignazione e “l’omelia” di Ghilardi
E’ un Giacomo Ghilardi a tutto campo quello che stiamo imparando a conoscere in questa sua nuova stagione politica. Il sindaco di Cinisello balsamo, un tempo impegnato unicamente a girare la città per inaugurazioni di negozi, saluti istituzionali a conferenze, selfie nelle sagre patronali e tanto altro, ora entra a tutti gli effetti nella competizione in vista delle future elezioni politiche. Lo fa da leghista delle prima ora, lasciando in ufficio la casacca istituzionale per indossare la felpa salviniana. E lo fa utilizzando la sua seguitissima pagina social da dove, ormai quotidianamente, si lancia in opinioni e invettive sull’attualità.
L’ultimo bersaglio, individuato accodandosi alla retorica islamofoba del carroccio, è la dirigenza di quella scuola paritaria cattolica del trevigiano, rea di aver mandato i bambini in gita in una moschea a conoscere una religione a loro ignota. La foto degli alunni inginocchiati in preghiera verso la Mecca (nessuno li ha obbligati a farlo ma questo per la destra rimane un dettaglio insignificante) fa perdere il sonno ai leghisti che sgranano il rosario. Così, unendosi al coro dei suoi colleghi, Ghilardi esprime tutta la sua indignazione infilandosi in una faticosa divagazione teologica.
“Dialogare non significa pregare. Conoscere sì, partecipare no. È giusto che la scuola faccia conoscere le diverse religioni. Ma il dialogo non può essere a senso unico. I bambini musulmani fanno il presepe, ma non pregano in Chiesa. Non si inginocchiano, non fanno il segno della croce” scrive il primo cittadino, che poi prescrive la sua ‘omelia’: “La preghiera ha un significato profondo e diverso dal semplice apprendere. Un conto è visitare, capire, confrontarsi. Un altro è assumere gesti di fede. La Chiesa cattolica da tempo lavora per il dialogo tra religioni, sempre nel rispetto della libertà e delle coscienze. Lo stesso rispetto deve valere per tutti”.