22 Maggio 2025

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Piazza Ramelli è una ferita. Ora però rigeneriamola, superando l’odio

di Jurij Bardini

La storia non è un processo reversibile. I fatti che avvengono non si possono più cancellare. E questo vale tanto nel bene quanto nel male: così come non si può cancellare la gloriosa storia antifascista della nostra città, allo stesso modo non si può annullare lo strappo compiuto ieri, con l’intitolazione della piazza a Sergio Ramelli.

Il corpo vivo della nostra città, ora, ha una ferita. Porta il segno dei tempi che sono cambiati, delle memorie che si sono diluite fino a disperdersi. Quello che è accaduto in quella cerimonia, solo vent’anni fa non sarebbe potuto accadere. Ma le generazioni si susseguono, la propaganda d’odio lavora incessantemente, le fatiche di un popolo sempre più sopraffatto dal raggiungere la fine del mese prevalgono sull’esercizio del pensiero.

Si è prodotta una ferita. Ma la ferita si può rimarginare. Nessuno ci restituirà più la stessa piazza di prima. Nemmeno un’ipotetica nuova intitolazione in un prossimo futuro. Possiamo però intraprendere un cammino per risignificare quel luogo, per riappropriarcene, per renderlo portatore di sensi e contenuti che con l’odio non hanno nulla a che fare. “Dai diamanti non nasce niente”, ricordate?

Piazza Sergio Ramelli può diventare il luogo dove abitare la contraddizione. Il posto per uscire da un’interminabile dialettica fra azione e reazione, per disinnescare la trama classica del conflitto politico, e per cominciare un esercizio rigenerativo, riparativo, di riappropriazione.

Portare la gioia dove hanno scelto di mettere l’odio. Costruire ponti e relazioni dove hanno messo barriere e imposto una pacificazione da aggressori.

E se quella piazza ospitasse una giornata di letture dedicate a partigiani e deportati della nostra città? E se quella piazza ospitasse un concerto contro la violenza di genere, il patriarcato e l’invisibilizzazione delle persone transgender? E se quella piazza accogliesse un presidio di tutti i rider della zona per supportarli nelle loro rivendicazioni sindacali? E se quella piazza… continuate voi a immaginare. Continuiamo a farlo insieme.

Quella piazza esiste. Quella piazza è intitolata a Sergio Ramelli. Ma ora, di quella piazza, possiamo fare il luogo della contraddizione. Possiamo riempirla noi, iniziare a seminare pezzi di futuro sul terreno arido del fascismo di ieri e di oggi. Per ripartire, ricominciare, riparare, risignificare.

Redazione "La Città"

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2 commenti

  • è una bella idea. grazie

  • Queste parole scritte da una persona giovane, si giovane , sono preziosi semi che possono germogliare, sono completamente d’accordo con chi scrive: non facciamoci fermare o risultare indietro, andiamo avanti e usiamo Piazza Ramelli per parlare di pace e condivisione.

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