
Sesto anti-fascista, folla al presidio. “Strumentale l’intitolazione a Ramelli”
Il 28 aprile Sesto San Giovanni è stata teatro di un acceso confronto politico e civile in occasione dell’intitolazione di uno slargo tra via Cadorna e via Cavallotti a Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi, entrambi vittime di violenza politica negli anni Settanta.
La cerimonia di intitolazione si è svolta alla presenza del presidente del Senato Ignazio La Russa, il sottosegretario alla Difesa Isabella Rauti e il vicepresidente di Regione Lombardia Marco Alparone. Il sindaco Roberto Di Stefano ha dichiarato: “La decisione di intitolare uno spazio pubblico a Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi è il nostro modo per affermare, con forza, che non esistono morti di serie A e morti di serie B. È il nostro modo per dire basta alle vittime dell’odio politico”
In contemporanea alla cerimonia, alle 18:30, si è tenuto un presidio antifascista in Piazza della Resistenza, organizzato da ANPI, ANED, ARCI, Emergency, CGIL e partiti del centrosinistra. I manifestanti hanno espresso il loro dissenso verso l’intitolazione, ritenendola una strumentalizzazione politica e un tentativo di riscrivere la storia. Luca Stanzione, segretario generale della CGIL di Milano, ha affermato: “Oggi, lunedì 28 aprile, è il giorno in cui è morto Mussolini ed è evidente che la decisione del Comune di Sesto San Giovanni di voler intitolare lo slargo a Sergio Ramelli è una strumentalizzazione, un espediente attraverso cui la destra neofascista riscrive la toponomastica e, con lei, la storia del Paese” .
Già dalla vigilia dell’evento, lo slargo era stato presidiato dalle forze dell’ordine a seguito del ritrovamento di un foglio con la scritta “È un’infamia. Sesto ripudia la dedica di questo spazio a un fascista” . L’assessore comunale Antonio Lamiranda ha commentato: “Ancora non è stato intitolato ufficialmente lo slargo e già sono iniziati i problemi. È normale che la polizia debba presidiare uno spazio pubblico per non farlo vandalizzare e imbrattare?” .
L’episodio ha riacceso il dibattito sulla memoria storica e sull’uso dello spazio pubblico per commemorazioni politicamente sensibili. Mentre l’amministrazione comunale rivendica l’iniziativa come un gesto di riconciliazione e condanna della violenza politica, le opposizioni e le associazioni antifasciste la interpretano come una provocazione e un tentativo di revisionismo storico. In un contesto cittadino storicamente legato alla Resistenza e ai valori antifascisti, la scelta di intitolare uno spazio pubblico a figure legate al Movimento Sociale Italiano continua a dividere l’opinione pubblica e a sollevare interrogativi sul significato della memoria condivisa.