“Sindaco isolato e giunta ferma. A rischio i grandi progetti di Sesto”
Il Partito Democratico di Sesto, dopo il congresso cittadino che ha rieletto come segretario Marco Tremolada, si presenta in città con un nuovo capogruppo in consiglio comunale, Ernesto Gatti, che prende il posto di Yuri Maderloni, nominato coordinatore di zona Nord Est Milano.
Capogruppo Gatti, con questo passaggio di testimone, la vostra opposizione entra in una nuova fase della consigliatura. Quali sono le priorità su cui darete battaglia in consiglio comunale?
Innanzitutto, voglio ringraziare Yuri Maderloni per il grandissimo lavoro svolto in questi anni. Partiamo proprio da qui: dalle battaglie che abbiamo portato in Consiglio comunale e dal lavoro fatto su temi fondamentali come l’abbassamento dell’aliquota IRPEF per il ceto medio e per le famiglie in difficoltà, per un giusto stipendio e per tutele per tutti i lavoratori dei servizi educativi, per una vera attenzione a tutte le fragilità, per il diritto alla casa e per una città viva, sicura e pulita.In questi anni, la destra ha lavorato per distruggere l’operato delle giunte di centrosinistra del passato e, dopo sette anni in cui hanno lavorato solo per sottrazione, il risultato è davanti agli occhi di tutti: la città è più spenta, più vuota, abbandonata a se stessa. La nostra opposizione parte da questo, da un atteggiamento propositivo ma fermo, capace di dialogare per trovare soluzioni per il bene dei cittadini – questo è il compito della politica – ma intransigente con chi lavora per aumentare le differenze e per creare spaccature.
Come giudica l’attuale situazione politica a Sesto, con un centrodestra che non convoca consiglio comunale e commissioni da settembre?
Il giudizio non può che essere pesante. Esiste un piano politico che vede un sindaco isolato, costretto a farsi carico di una quindicina di deleghe di rilevanza assoluta, con il rischio che queste importanti partite – dal bilancio, alle partecipate, allo sport, alla Città della Ricerca e della Salute – non siano seguite con l’attenzione che meriterebbero. Ed esiste un piano istituzionale che vede continue violazioni delle regole e dei regolamenti, sintomo di grande spregiudicatezza ma anche di tanta debolezza e paura del confronto a tutti i livelli, sia con i cittadini, che con le opposizioni, che – evidentemente – all’interno della stessa maggioranza.
A tal proposito, l’opposizione ha chiesto un Consiglio comunale urgente per chiedere al sindaco di riferire sulla crisi di giunta, in cui un assessore è stato dimissionato e a un’altra è stata tolta la delega di vicesindaco. Cosa vi aspettate da questa richiesta?
Conoscendo il sindaco Di Stefano, al primo Consiglio comunale si rifiuterà di dare spiegazioni o, al massimo, userà qualche parola di circostanza. Ma la realtà è che, lacerata da tensioni interne che vanno avanti da mesi, la giunta Di Stefano ha smesso di governare ed è ora unita da un unico desiderio: non andare a casa per tutelare il posizionamento politico di chi, nei prossimi anni, tenterà il salto nella politica nazionale, o di chi sa che, tornando al voto, vedrebbe i propri numeri ridimensionarsi. C’è un evidente sfaldamento che non permetterà di governare la complessità e il cambiamento, e una città come Sesto richiede visione e determinazione nel raggiungere grandi obiettivi, virtù che mi pare scarseggino in questa maggioranza stiracchiata.
Sesto è una città al centro di grandi progetti, ma sembra che si stia fermando tutto. È così?
La nostra è una città che può e deve avere davanti un futuro roseo ma che vive una fase di grande incompiutezza. Ci sono opere fondamentali come la Città della Ricerca e della Salute, il rifacimento della stazione, il prolungamento della M1 e il completamento della riqualificazione delle Aree Falck, che ci fanno guardare al futuro con ottimismo ma che richiedono di essere seguite con attenzione. Serve un serio impegno per la creazione di un impianto territoriale sanitario che sia di sostegno ai due istituti ospedalieri e di ricerca che arriveranno; serve mantenere alti gli standard sulla sicurezza del cantiere della stazione e costante l’attenzione sul cantiere della metropolitana, che proprio in questi giorni ha visto tagliati 7 milioni di fondi da parte di Salvini e Meloni. Un futuro possibile, ma che deve essere raggiunto con tanto lavoro. Il presente, invece, è più preoccupante: i possibili addii dell’Università degli Studi e di tante grandi imprese, unite alla continua richiesta di nuova edilizia residenziale a costi molto alti, ci descrivono una città che sembra costruita più per abitarci che per viverci. Un dormitorio nella periferia di Milano, un rischio che dobbiamo scongiurare.