3 Novembre 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

MuFoCo museo Nazionale, un sogno inseguito da 20 anni

di Daniela Gasparini

Nel cuore di Cinisello Balsamo, Villa Ghirlanda ha rappresentato un’opportunità di rinascita culturale e urbana. Negli anni ’80, quando Milano chiuse i principali spazi espositivi dedicati alla fotografia, ebbi l’intuizione di proporre la nostra città come polo fotografico. Insieme a figure di spicco come Gianni Berengo Gardin, nacque il progetto “Ghirlandangolo”, con l’ambizione di trasformare la Villa in un centro d’eccellenza per la fotografia di rilevanza nazionale.

L’occasione decisiva arrivò quando Veltroni propose a Milano il primo Museo della Fotografia. Con il supporto di Daniela Benelli, assessore provinciale, e l’inaspettato sostegno di Marzio Tremaglia, assessore regionale di Alleanza Nazionale, riuscimmo a ottenere il riconoscimento ufficiale del progetto. L’accordo tra Stato e Regioni sancì la nascita di un sogno condiviso, superando le differenze politiche.

Il lavoro fu impegnativo: dalla ristrutturazione dell’ala sud di Villa Ghirlanda alla creazione di una rete di collaborazioni con fotografi e istituzioni culturali nazionali e internazionali. Grazie al controllo vigile di Gabriella Guerci, responsabile del progetto, e alla direzione scientifica di Roberta Valtorta, riuscimmo a completare i lavori di ristrutturazione e a definire un piano di sviluppo culturale e scientifico per il Museo della Fotografia Contemporanea (MuFoCo).

L’inaugurazione del Museo fu un successo straordinario, con migliaia di partecipanti. L’intervento della Ministra Giovanna Melandri alimentò la speranza di un riconoscimento nazionale, sottolineando il valore del Museo e l’investimento del Comune di Cinisello Balsamo e della Provincia di Milano. Tuttavia, il riconoscimento atteso non arrivò mai.

Il Museo non riuscì a raggiungere la dimensione strutturale necessaria per diventare un’istituzione di richiamo nazionale, nonostante l’archivio fotografico e librario continuasse a crescere, diventando uno dei più importanti del Paese. La crisi economica del 2008, con i tagli ai bilanci pubblici, rallentò ulteriormente i progressi, mentre il cambio delle amministrazioni provinciali e la nascita della Città Metropolitana costrinsero il Museo a operare in una situazione di estrema precarietà. Va riconosciuto che il Museo è riuscito a “sopravvivere” grazie alla dedizione dei dipendenti che, nonostante l’incertezza sul proprio futuro, hanno continuato a portare avanti progetti, cercare finanziamenti e garantire continuità, anche quando sembrava che l’ipotesi di chiuderlo o trasferirlo fosse predominante.

Poi, il colpo di scena: il Ministro Franceschini annunciò il riconoscimento del Museo di Cinisello come istituzione di valore nazionale, con l’intenzione di spostarne la sede alla Triennale di Milano, lasciando a Cinisello solo funzioni marginali. Per me fu un momento di grande preoccupazione, poiché sembrava che l’amministrazione comunale fosse disposta ad accettare tale soluzione senza opporre resistenza. Sembrava che non fosse chiara l’importanza di mantenere a Cinisello la sede di un Museo Nazionale. Fortunatamente, il progetto si arenò, e va dato merito al Sindaco di aver preso in mano la situazione, ottenendo l’attenzione del Ministero per rilanciare il Museo.

Oggi arriva la conferma che il Ministro Giuli porterà avanti quanto avviato dal suo predecessore. Durante il suo discorso, ha sottolineato il ruolo fondamentale della fotografia nella cultura contemporanea, definendola un mezzo essenziale per raccontare il presente. Ha inoltre riconosciuto il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo come un’istituzione chiave per valorizzare il patrimonio fotografico italiano, ponendo l’accento sull’importanza di ampliarne l’accessibilità e rafforzarne la funzione educativa e di promozione della cultura fotografica.

Mi auguro che arrivi finalmente il tanto atteso riconoscimento ufficiale come Museo Nazionale. Già da parlamentare avevo tentato di ottenere questo riconoscimento con una proposta di legge, che però non fu mai discussa. Personalmente, sono felice di vedere finalmente realizzato ciò che per anni ho perseguito con convinzione, nonostante le critiche delle minoranze e gli sbuffi della maggioranza. Ho sempre creduto che la cultura e le istituzioni culturali svolgano un ruolo fondamentale nel definire l’identità e l’immagine della nostra città. Non solo arricchiscono la vita quotidiana dei cittadini, ma rappresentano anche un motore di crescita urbana e sociale, specialmente in città come la nostra, dove si concentrano le sfide più complesse legate all’inclusione, alla marginalità e al degrado urbano.

La cultura è un elemento cruciale per creare un senso di appartenenza, una narrazione condivisa e un’identità collettiva. Le città culturalmente ricche tendono a essere percepite come più innovative, dinamiche e vivibili. Per questo motivo, ho voluto investire, nonostante l’opposizione di molti, sul Pertini, sul MuFoCo, sul Cinema nel Parco e sull’acquisto di Villa Forno Breme.

Redazione "La Città"

Articolo precedente

Aurora, giovane socia di UniAbita che ha vinto Ciny Lovers

Articolo successivo

Caffè 24 diventa Inter Club “Bobo Vieri”. Che a sorpresa arriva alla festa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *