7 Dicembre 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

80 anni dalla strage di Gorla. Le bombe alleate anche su Pirelli e Breda

Dicevano che la guerra era finita, ma quella giornata di cielo limpido purtroppo facilitò le operazioni militari. Venerdì 20 ottobre 1944 a Milano morirono 811 persone, 614 solo nei quartieri di Gorla, Precotto e Turro; molti furono i feriti e le case distrutte. Quest’anno ricorre l’80° anniversario del bombardamento più pesante che Milano subì durante la 2^ Guerra Mondiale.

Fino a quel momento gli unici bombardieri che avevano sorvolato Milano erano stati quelli britannici, che effettuavano solo voli notturni, perché considerati più sicuri. Invece gli statunitensi preferivano incursioni diurne, grazie a una presunta efficacia del loro puntatore, tenendo una quota più alta per evitare la contraerea. I piloti erano per la maggior parte ragazzi di 18/20 anni, addestrati solo da un punto di vista tecnico, sapevano unicamente che andavano a combattere contro il nazifascismo e, in quest’ottica, tutto era giustificato. Per quel giorno fu deciso di colpire la Breda, l’Alfa Romeo e l’Isotta Fraschini. 102 aerei con rotta su Milano decollarono dalle basi pugliesi; il 36 B-24 del 451° Group della 15^ Air Force aveva come obiettivo la Breda. Già dalla prima ondata di aerei tutto iniziò ad andare storto. Per una serie di errori molte bombe furono sganciate sulle campagne circostanti e sulla Pirelli, provocando decine di morti. Anche la seconda ondata non riuscì a raggiungere l’obiettivo e, prima di prendere la rotta del ritorno, i piloti si liberarono del carico sganciando le bombe a sudest del bersaglio. Per gli statunitensi fu un’operazione fallimentare, ma il rapporto non fece cenno alla tragedia avvenuta a terra.

In città gli allarmi suonavano spesso: il piccolo allarme, appena venivano avvistati velivoli nemici in avvicinamento; il grande allarme, quando erano in prossimità del bersaglio. A quel punto tutti dovevano essere già nei rifugi, cosa non semplice. Chi doveva chiudere il negozio, chi era in casa e doveva preparare il necessario, i malati da portare a braccia… Fare tutto anche due o tre volte al giorno era una seccatura. Era invalsa la pessima abitudine di ignorare il piccolo allarme, che quella mattina suonò alle 11.14, mentre il grande allarme alle 11.24. Le bombe furono sganciate alle 11.27. Gli allarmi così ravvicinati non permisero a tutti di correre nei rifugi. I quartieri di Gorla, Precotto e Turro furono devastati: 170 bombe da 250 kg. Nella scuola elementare Crispi di Gorla molti alunni erano rientrati dallo sfollamento in campagna in quanto si diceva che ormai la guerra era finita. Al momento del piccolo allarme le maestre prepararono gli scolari per scendere nel rifugio.

Quando suonò la sirena la seconda volta gli aerei erano già visibili e una parte dei bambini si trovava ancora sulle scale. Alcuni alunni più grandi uscirono da scuola per raggiungere casa. A un certo punto una bomba si infilò nella tromba delle scale e scoppiò, provocando il crollo dell’edificio e del rifugio, facendo precipitare i bambini e le maestre nel cumulo di macerie. Anche alcuni genitori che erano accorsi per prendere i figli perirono nel crollo. Giunsero quasi subito i soccorsi. Dalle macerie furono estratti molti morti: 184 bambini, la direttrice, 19 tra maestri e personale ausiliario e 18 bambini del quartiere. Di ciò che avvenne nella scuola restano le testimonianze drammatiche e commoventi dei pochi bambini sopravvissuti, alcuni scampati per pura casualità.

A Precotto fu distrutta dalle bombe un’altra scuola elementare, ma per fortuna furono estratti vivi tutti i bambini che si trovavano nel rifugio, che resistette al crollo dell’edificio sovrastante. Oltre ai quartieri citati, furono colpite altre zone della città. Il regime fascista cavalcò la tragedia, accusando gli Alleati di aver deliberatamente attaccato i civili a scopo terroristico.

Anche la nostra città fu coinvolta in quella tragica giornata; tra gli operai deceduti vi erano dei nostri concittadini. Le vittime della Breda furono dieci, di cui uno di Cinisello B., Carlo Sponchioni. Una trentina della Pirelli, tra cui sei di Cinisello Balsamo, Angelo Parolini, Secondo Frecchiami, Ferdinando Colombo, Luigi Poloni, Maria Caimi e Fiorina Spinelli. Quella mattina Franco C., uno dei pochi a possedere una macchina fotografica, dalla sua abitazione in via Milano (oggi Libertà) vide il fumo che saliva dalla zona di viale Monza e, comprendendo subito la gravità di quel bombardamento, scattò alcune fotografie. Bruna M. ricordava che molte sue amiche del cortile avevano i genitori che lavoravano alla Pirelli.

Quel giorno non tornarono al solito orario. Familiari e conoscenti preoccupati si riversarono in strada ad aspettare; li videro arrivare a piedi nel tardo pomeriggio, spaventati e pieni di polvere. Si seppe poi della strage di bambini nella scuola, notizia che gettò tutti nello sconforto. Due testimoni vivono nella nostra città; quel ricordo, anche a distanza di tanti anni, è rimasto sempre scolpito nella loro memoria. Ida R. aveva nove anni e frequentava la 4^ elementare a Gorla: “Non riesco ancora oggi a dimenticare quella giornata. La mia maestra ci aveva fatto preparare per uscire. Invece di recarmi al rifugio, preferii andare a casa per cercare la mamma. Abitavo in una cascina di fronte alla scuola. Non la trovai e mi fermai con altre persone che guardavano il luccichio degli aerei che stavano arrivando. A un certo punto fu tutto buio. Una signora mi trascinò per un braccio in un sottoscala, che per fortuna resse al crollo e noi ci salvammo. L’aria era irrespirabile. Quando tutto finì trovai mia mamma e insieme girovagammo a lungo nelle vie limitrofe, c’erano crateri creati dalle bombe, gente morta, cavalli morti; in quell’orrore perdemmo la cognizione del tempo”. Neris M. aveva otto anni: ”Non dimenticherò mai l’angoscia di quel giorno, la paura che provai trovandomi sepolta in un rifugio, sotto le macerie della scuola di Precotto. Eravamo 280 bambini. Fui scaraventata contro un muro per lo spostamento d’aria, il rifugio restò al buio, c’era tanta polvere e noi urlavamo per la paura. Non so quanto tempo passò; a un tratto dall’unico finestrino rimasto intatto dopo il crollo, filtrò una lama di luce. Si sentivano le grida delle persone accorse per salvarci. Spostarono le macerie e alla fine riuscirono a creare un varco, io fui trascinata verso la via d’uscita. Fui la 123^ a uscire e, incredibilmente, avevo ancora in mano la cartella, due lire e il colletto. Il sacerdote di Precotto entrò nel rifugio per controllare che non vi fosse più nessuno. Appena uscito, tutto crollò. Noi bambini ci salvammo, mentre i bidelli e il padre di uno scolaro rimasero uccisi nel crollo delle scale. Stretta tra le braccia di mio padre, sentivo intorno a me urla strazianti. Molti morti erano sparsi in strada e sul tram fermo davanti alla scuola”.

Nel 2003 a Cinisello fu organizzato un incontro con i testimoni del bombardamento. Davanti a una platea di cinquecento studenti commossi, Giancarlo N., tra le lacrime, raccontò: “Avevo sette anni e frequentavo la 3^ elementare a Gorla. Stavamo scendendo le scale quando a un tratto ci trovammo sepolti. Sentivo i miei compagni chiamare la mamma, ma le voci si affievolivano sempre di più. Fui estratto dalle macerie da un pompiere, mi portarono all’Ospedale e mi misero tra i morti. Dandomi l’estrema unzione, un sacerdote si accorse che ero ancora vivo. In sala operatoria mi liberarono la gola da un sasso che mi soffocava. Mi risvegliai dopo 5 giorni, dissero che rischiavo di rimanere cieco perché i calcinacci mi avevano bruciato le palpebre.

Dopo quattordici giorni d’ospedale, ristabilito nel fisico, iniziò il mio calvario. Non riuscivo a dormire, di notte vedevo il sangue che scendeva dai muri, pezzi di carne umana che volavano. Mi ritrovai quasi senza amici, nel mio cortile erano morti ventidue bambini. Ancora oggi, se mi reco in cantina e si spegne la luce, vado nel panico. Racconto questo perché tuttora nel mondo ci sono tanti bambini che soffrono a causa delle guerre, come abbiamo sofferto noi”. Quell’unico giorno vissuto sotto le bombe ha continuato a ingombrare la mente di Giancarlo e ad adombrare i suoi sogni. Da un anno, a Gaza, centinaia di migliaia di bambini vivono tutti i giorni e tutte le notti sotto i bombardamenti. E ancora non è finita. Gli eserciti producono altri eserciti, di migliaia di bambini traumatizzati per sempre nel fisico e nella mente. Chissà quanti di loro restituiranno quel “dono” macabro del mondo degli adulti perpetuando odi e vendette, in una catena che sembra infinita.

A.Rastelli, Bombe sulla citta. Gli attacchi aerei alleati: le vittime civili a Milano, Mursia, 2000; A.Rastelli (a cura di), 20 ottobre 1944 “…Dicevano che la guerra era finita…” Il bombardamento: Gorla ricorda e racconta, 2002.

Foto scattata da Franco C. dalla sua abitazione in via Milano (oggi Libertà) a Cinisello, sul fondo il fumo dopo il bombardamento di Gorla, Precotto e Turro

Iniziative previste in occasione dell’80° anniversario del bombardamento.

https://www.comune.milano.it/web/milano-memoria/-/80-anniversario-della-strage-dei-piccoli-martiri-di-gorla

Patrizia Rulli

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