27 Luglio 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Il fitto calendario di ANPI per celebrare il 25 Aprile

di ANPI Cinisello Balsamo

Quando il 1° marzo 1944 ebbe inizio nelle fabbriche del Nord il più grande sciopero dell’Europa occupata, le motivazioni che spingevano le lavoratrici e i lavoratori a incrociare le braccia erano molto precise: volevano la fine della guerra, del fascismo e dell’occupazione nazista. Ricordare dopo ottant’anni quegli scioperi, che possiamo considerare il primo grande atto insurrezionale di quel conflitto, non costituisce un retorico esercizio della memoria, ma un tentativo di recupero dei valori che spinsero migliaia di persone a rischiare il carcere e la deportazione (a Cinisello Balsamo su 53 deportati furono ben 38 i lavoratori inviati nei lager nel corso degli scioperi).

Significa anche ricordare che in quello che allora era solo un paese di operai e contadini furono decine le persone di tutte le appartenenze politiche che in forme diverse presero parte alla lotta antifascista: da chi nascose i soldati dopo l’8 settembre ai militari che non aderirono alla Repubblica Sociale e furono internati, da chi partecipò agli scioperi a chi si impegnò nella propaganda e nel sabotaggio, da chi entrò nelle brigate partigiane delle fabbriche e delle città a chi salì in montagna per combattere, a chi infine perse la vita. Nel 1944 caddero in combattimento o furono fucilati: Pietro Meroni, 18 anni, Giovanni Marafante, 18 anni, Fernando Sala, 17 anni. Come non provare dolore ancora oggi per quelle giovani vite?

Questo è un capitolo fondamentale della nostra storia locale e la nostra sezione ANPI nel corso degli anni ha cercato di mantenerla viva, perché la nostra storia è fatta sì di vecchie corti e sagre paesane, ma anche di questa lotta, di questo dolore, di questo sangue, mescolati con una visione del futuro in cui finalmente la pace, la giustizia sociale, la libertà di tutti fossero fondamento della convivenza.

È questa visione che è confluita nella nostra Costituzione e ci ha dato un Paese democratico, unito nella solidarietà e nel rispetto dei diritti, un Paese che ripudia la guerra. Un Paese che oggi sembra voler scrivere un’altra storia, come mostrano le riforme costituzionali in discussione.

Il nostro programma per la festa della Liberazione è quindi imperniato su questa nostra memoria cittadina, che l’attuale amministrazione, nell’approntare le celebrazioni per il XXV aprile sembra ignorare: il 20 aprile alle ore 15.30 ci troveremo alla targa posata al cimitero nuovo in ricordo dei nostri antifascisti, partigiani, deportati; nella mattinata del 21 percorreremo in bicicletta i luoghi della nostra memoria cittadina da via Giovagnoli al Parco Nord; il 25 aprile alle 11.30 ci incontreremo dopo il corteo istituzionale, al monumento ai Partigiani di via Mariani per un presidio statico con una mostra sul 1944 a Cinisello Balsamo, letture e canti e alla sera, dopo la manifestazione nazionale a Milano, per una polenta antifascista. Perché il 25 aprile è questo: un giorno in cui si rinnova la memoria e si condivide tutti insieme una festa.

Redazione "La Città"

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