26 Luglio 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Aumenti delle tariffe, necessario ripensare a come assistere gli anziani

di Paola Gobbi, infermiera
Consigliera comunale Partito Democratico

Il 14 marzo è stato approvato il bilancio previsionale 2024-2026 del comune di Cinisello Balsamo. Le famiglie, attraverso il pagamento dei tributi IMU e IRPEF (e aspettiamo la TARI …) faranno arrivare nelle casse del nostro Comune circa due milioni in più rispetto lo scorso anno. Sufficienti per garantire tutte le prestazioni e servizi, specie per i più fragili? Parrebbe di no, visto che le tariffe per le prestazioni di assistenza domiciliare (SAD) sono state incrementate, per l’utenza, da 2 a 7 euro l’ora.

Come Partito Democratico, raccogliendo anche il grido di allarme delle famiglie e associazioni della nostra città (vedi articoli de Il Giorno Milano del 20.03.24), siamo intervenuti in più riprese durante il dibattito in aula consiliare, chiedendo di mantenere per l’anno in corso le tariffe dell’anno precedente.

Avremmo voluto fare di più, ma il nostro emendamento al bilancio in cui si chiedeva alla Giunta di non procedere all’aumento del SAD per l’anno in corso non è stato neanche ritenuto idoneo alla presentazione e discussione in Aula. Ora siamo in attesa ad aprile di poter discutere un nostro ordine del giorno, depositato il 12 marzo “Revisione tariffe del servizio di assistenza domiciliare (SAD)” , nel quale si rileva:

  • che il passaggio della soglia da 2 a 7 euro andrà a pesare soprattutto sulle famiglie con un ISEE vicino a quello massimo stabilito dall’attuale Regolamento e, in proporzione, a quelle con ISEE inferiore;
  • che le famiglie che assistono disabili gravissimi subiranno, dal 1^ giugno 2024,  una riduzione del contributo economico della Misura B1 del Fondo per la Non Autosufficienza, riduzione che dovrebbe essere compensata da un incremento di servizi e prestazioni comunali, già ora in sofferenza;
  • che attualmente circa 80 cittadini, pur avendo i requisiti,  sono in lista di attesa di assegnazione del contributo economico della Misura B2 (prevista per i disabili gravi), posti che si libereranno solo a seguito di decesso o ricovero in strutture residenziali degli attuali beneficiari

e, conseguentemente, si chiede a Sindaco e Giunta di:

  • prevedere una soglia minima ISEE di esenzione dal pagamento della tariffa SAD a 6.000 euro;
  • rivedere entro l’anno le regole di determinazione della soglia ISEE oltre la quale scatta la tariffa massima, al fine di incrementarla e ridurre l’effetto dell’aumento della tariffa del SAD;
  • all’interno di questa revisione valutare una riduzione della tariffa massimale e una più generale riformulazione delle tariffe di accesso ai servizi sociali;
  • prevedere un incremento delle risorse per l’assistenza domiciliare ai più fragili, sia economiche che umane, con assunzioni e stabilizzazioni di assistenti sociali, incremento dei progetti di presa in carco della persona e della famiglia, in stretta connessione con i servizi sociosanitari del territorio (ASST, RSA), con il coinvolgimento del Terzo settore per segnalazioni e monitoraggio.

Tornando all’aumento del SAD, ormai consolidato dopo l’approvazione del bilancio previsionale, registro la dichiarazione dell’assessore Visentin durante la discussione in Consiglio Comunale. “E’ una valorizzazione della prestazione, visto che un’ora di SAD costa mediamente 20 euro, e quindi rimane a carico del Comune ancora la quota dei restanti 13 euro”.

Colgo un aspetto positivo in questa affermazione, cioè il valore, spesso sottovalutato, del lavoro di cura verso i più fragili, svolto al domicilio: questo non si improvvisa ma necessita di un processo che parte dalla valutazione a monte del bisogno, passa dalla pianificazione di obiettivi ed interventi, infine termina con l’erogazione della prestazione da parte di personale qualificato, competente non solo per gli aspetti tecnici (es: igiene, mobilizzazione) ma anche relazionali ed etici.

Con il termine di “assistenza domiciliare” si definisce infatti la presa in carico della persona portatrice di bisogni assistenziali più o meno complessi, al proprio domicilio. Il SAD (servizio di assistenza domiciliare) è attivato direttamente dai Comuni, ed erogato con propri operatori o, più frequentemente, attraverso aziende consortili (“Insieme per il Sociale” è l’azienda speciale consortile costituita dai comuni di Cinisello, Bresso, Cormano e Cusano Milanino).

Tra le prestazioni più richieste vi è quella di aiuto all’igiene personale, spesso come supporto al caregiver (familiare o badante), assegnata tramite numero di accessi alla settimana e con monte ore limitato.  Il SAD si caratterizza, quindi, come intervento prettamente assistenziale (e ove possibile, di mantenimento dell’autonomia residua) più che di potenziamento e socializzazione.

Il SAD non va confuso con l’ADI (servizio di assistenza domiciliare integrata), erogato dalle aziende sanitarie (ASST in Lombardia), quindi senza costi a carico dell’utente che ne ha diritto previa valutazione multidimensionale. Trattasi principalmente di prestazioni sanitarie, erogate da infermieri o fisioterapisti, al domicilio di persone in situazioni di fragilità, non autosufficienti, impossibilità a deambulare e a recarsi presso i servizi sanitari ambulatoriali

L’ADI viene erogata senza limitazioni di età o di reddito.

I Servizi di Assistenza Domiciliare comunali (SAD), a fronte di un continuo aumento della popolazione che li richiede, e in presenza di bilanci sempre più compressi su questi capitoli, sono in sofferenza. Le persone che ne usufruiscono sono sempre più vecchie, con patologie plurime e/o decadimenti cognitivi o demenze. Crescono i casi di anziani completamente soli che richiedono interventi urgenti, se non emergenziali, di una certa rilevanza. La conseguenza è che il SAD spesso è considerato come un servizio residuale, destinato soprattutto agli anziani poveri e soli, che risulta però poco appetibile per buona parte della potenziale utenza oltreché poco inclusivo nei confronti di destinatari diversi.

Il SAD soffre poi di politiche di sottrazione di risorse a lui dedicate a favore del finanziamento, da parte dei comuni, di rette per la residenzialità, soprattutto Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), a cui spesso l’anziano vi ricorre in condizioni di emergenza, ad esempio dopo un aggravamento post ricovero ospedaliero che trova impreparati i familiari, anche dal punto di vista finanziario (i costi si aggirano intorno a 2000 euro al mese)

Nella tabella (fonte: Lombardia sociale) sono illustrati i dati del SAD di regione Lombardia relativi all’anno 2018: più di 24 mila gli anziani e disabili presi in carico al proprio domicilio dal SAD, pari allo 0.24 % della popolazione. Questo servizio, dal costo complessivo di 60 milioni di euro per gli anziani, è finanziato per 7,2 milioni (11%) dagli utenti beneficiari; il restante dai Comuni (65%) e da altri finanziamenti regionali o nazionali (FNA, FNPS, Fondo di solidarietà).

A Cinisello Balsamo, nell’anno 2023, sono state prese in carico 107 persone, dei quali 24 nuovi utenti (0,14 % della popolazione), per complessive 22.381 ore di assistenza domiciliare erogate (in media 209 ore/anno pro capite, 4 ore settimanali).

Come preannunciato nel titolo dell’articolo, è necessario – a mio parere – ripensare al futuro dell’assistenza domiciliare nei nostri Comuni, anche a fronte dei dati e delle criticità sopra rilevate.

Di seguito propongo alcuni spunti di riflessione per i nostri decisori politici e amministrativi.

  1. I servizi sociali del Comune devono essere potenziati, e messi in grado di svolgere i molteplici ruoli a loro richiesti: presa in carico del soggetto fragile e valutazione del bisogno socio assistenziale, progettazione, pianificazione e valutazione degli interventi, orientamento e supporto ai familiari, orientamento verso le misure B1 e B2 ed i progetti per la vita indipendente (finanziati annualmente da appositi programmi nazionali e regionali). Servono più assunzioni e stabilizzazioni di assistenti sociali, anche con un lavoro sinergico svolto insieme alle Università che li formano.
  2. Coinvolgere il terzo settore non solo come mero esecutore di interventi (“la prestazione”) ma come soggetti che possono svolgere un ruolo attivo rischiando risorse proprie e soluzioni progettuali. Ad esempio: ampliamento e diversificazione del target di cittadini a cui il servizio si rivolge, con presa in carico ad es. di soggetti adulti fragili, in condizioni di povertà o emarginazione, con coinvolgimento attivo dei care giver e di altri soggetti della comunità; aiuto alla famiglia nell’assunzione o regolarizzazione di personale di assistenza.
  3. Considerare il SAD come parte di un servizio più ampio e complesso che si rivolge alla domiciliarità con risposte diversificate, in costante connessione al fine di rispondere sempre meglio alle esigenze emergenti.
  4. Potenziare l’integrazione con la componente socio sanitaria del territorio:  ASST, Case della Comunità, Centrali Operative Territoriali (COT), medici e pediatri di base, infermieri di famiglia.
  5. Avviare interlocuzioni con le quattro RSA del territorio, per la promozione di una filiera di servizi per l’anziano e la famiglia, dal SAD alla RSA aperta, ai Centri Diurni, alla formazione degli assistenti familiari.
  6. Infine, istituire un tavolo permanente dedicato all’assistenza domiciliare con tutti gli stakeholders del nostro territorio, per la progettazione e realizzazione di azioni a medio/lungo termine – a partire anche dalle suggestioni di questo articolo – che aiutino i nostri anziani e disabili e le loro famiglie, a rimanere il più a lungo possibile nelle proprie case, aiutati sia economicamente che in termini di prestazioni/servizi offerti.

I servizi sociali di Cinisello, in passato, si sono fatti promotori di progetti innovativi, che hanno aiutato le famiglie ad assistere il più possibile i propri cari al domicilio. Mi riferisco al progetto “Busta rossa”, svolto in continuità con il comune di Milano; ai bandi di volontariato sociale che hanno fatto entrare nelle case di anziani e disabili giovani motivati; ai percorsi condivisi di dimissioni protette socio-sanitarie, con un forte raccordo tra ospedale e territorio. Esperienze positive, con risultati documentati, che meritano essere replicate aggiornandole ai nuovi bisogni della nostra popolazione più fragile.

Infine, sarebbe interessare conoscere quanti progetti di vita indipendente, rivolti ad adulti disabili, sono stati realizzati nel nostro Comune, a seguito dell’entrata in vigore della legge regionale n. 25 del 2022 “Politiche di welfare sociale regionale per il riconoscimento del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità” e conseguente istituzione dell’Agenzia dedicata  (presentata in data 15 giugno 2023 con evento pubblico).

Redazione "La Città"

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