6 Dicembre 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Riforma Nordio, “…risolvere il problema della forfora con la decapitazione”

Che il garantismo sia diventato un simulacro della destra dovrebbe far rabbrividire ogni buon democratico disposto a difendere, nei confronti di chiunque, il giusto processo e la verità vera.

Senza scadere negli eccessi dei mestatori di professione, ci pare che la riforma della giustizia di Carlo Nordio sia tutt’altro che garantista ma si ponga obiettivi dal carattere unicamente politico. Far diventare l’abuso d’ufficio non più un reato immetterebbe complicanze per la gestione stessa della giustizia, con la magistratura inquirente costretta a ricorrere ad altre fattispecie per formulare accuse attinenti ai reati contro la pubblica amministrazione. Ritorneremmo al “procuratore del re”.

Non perseguire l’abuso d’ufficio sarebbe come depenalizzare il falso in bilancio, ovvero un rendiconto non veritiero di fatti accaduti. Ci troveremmo nella condizione che ogni pubblico ufficiale potrebbe manomettere atti riguardanti la pubblica amministrazione, cioè a dire: cose che riguardano direttamente la società e i cittadini.

La motivazione appostata riguarderebbe i ritardi causati dalla burocrazia che impediscono la speditezza dell’esecuzione di opere o eventi, a causa delle troppe regole da osservare e dalla moltitudine di codicilli che i funzionari di comuni, regioni e governo dovrebbero applicare. Lo farebbero con eccessiva cautela per non incorrere a sanzioni all’atto della firma.

I funzionari non debbono e non hanno facoltà nei criteri di scelta. Va chiarito che tutto ciò attiene alle direttive da applicare o direzioni da prendere esse sono in capo a chi svolge le funzioni amministrative pro-tempore, quali i sindaci, gli assessori e i ministri. Perciò, sono politiche e i politici debbono risponderne ai cittadini, in tutte le sedi. Se poi, certi procuratori sbagliano (e ce ne sono) saranno gli organi di controllo di una magistratura indipendente ad assumere provvedimenti a loro carico.

Vi è poi la questione della pubblicità degli atti e la pubblicazione delle notizie sugli organi d’informazione. Beh le ristrettezze che sarebbero imposte non sembrerebbero tollerabili nemmeno a Vittorio Orefice, famoso dispensatore di veline parlamentari.

Saranno tutti felici i giornalisti, specialmente quelli di cronaca giudiziaria. Niente più suole e diottrie da consumare. Si resta in redazione, al calduccio. Gli editori, fregandosi le mani, risparmieranno un sacco di soldi. Tutto quel settore si sentirà sollevato ed eviterà un sacco di querele. Il mestiere del giornalista diventerà uno dei più pacifici del mondo, attendendo i mattinali dalle questure. Sapremmo solo di pochi e selezionatissimi fatti.

Invece, conoscere le cose che rispondono a verità è un diritto dei cittadini. È un baluardo per la democrazia. Per formarsi un’opinione, le persone “debbono sapere”. Devono essere informati su come stanno procedendo i fatti.

Un diritto che verrebbe negato, qualora passasse la riforma della giustizia targata Nordio. Riprendendo una famosa frase di, Frank Zappa, quando si riferiva alla censura: “Sarebbe come risolvere il problema della forfora con la decapitazione”

Ivano Bison

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