In 5 anni di destra nessun vero risultato. Che ne sarà di Cinisello?
Faccio il direttore di questo storico ed orgoglioso giornale ormai da tre anni. Sono arrivato in punta di piedi, chiamato dall’editore per provare a rilanciare i contenuti editoriali, senza tradire l’anima profonda de La Città, periodico da sempre attento alla politica locale, con un suo preciso punto di vista. Non so ancora se siamo riusciti a soddisfare qualche aspettativa (dico noi perché il giornale lo facciamo in tanti) ma di certo un’idea della politica cinisellese me la sono fatta. Ho iniziato a seguire, con una certa curiosità, il giovane sindaco Giacomo Ghilardi.
Confesso che prima di tre anni fa ne avevo soltanto sentito parlare ma da lontano, senza che la cosa mi impostasse un granché. Mi importò, e molto, il fatto che per la prima volta dopo più di 70 anni di storia Cinisello Balsamo, nel 2018, è passata dal centrosinistra al centrodestra e che il giovane sindaco fosse leghista. Poi, come ho detto, ho iniziato a seguirlo per ragioni professionali. Sono trascorsi tre anni e di lui posso contare un numero invidiabile di post sui social, dove è un portento. Quasi quanto il collega, sempre leghista, Roberto di Stefano di Sesto San Giovanni che ha addirittura due diversi profili molto seguiti: uno per le quisquiglie nazionali – contenitore dove infila la qualunque purché nel mirino ci finiscano sinistra e immigrati clandestini – l’altro, il meno popolare, per le beghe comunali. Ghilardi non ha beghe, nella sua narrazione perpetua non ci sono fermate brusche.
Cinisello è bella, viva, sicura, a place to be della giungla metropolitana meneghina. Il sindaco esce di casa la mattina e già quello è di per sé un fatto da raccontare, da documentare. Giacca, cravatta e barba fatta, Ghilardi inizia la giornata piena di incontri, giri per la città, sopralluoghi, blitz della polizia locale contro il degrado, contro le occupazioni abusive, caffè al bar, incoraggiamenti a nuove imprese, a nuove palestre, a nuovi bistrot, ai nuovi nati, ai centenari e via dicendo. Tutto, ovviamente, raccontato con le fotografie. E tutti i santi giorni. Sono praticamente tre anni, da quando lo seguo, che ho capito che la vita del sindaco Ghilardi è assai movimentata.
Ma non ho trovato, in tre anni, una vero grande progetto fatto e finito da lui e dalla sua giunta. Non riesco a capire che tipo di sviluppo urbanistico, economico e sociale potrà avere, se lo avrà, Cinisello. Forse ragiono all’antica ma ciò che Ghilardi non ha avuto tra le mani in questi cinque anni è l’agenda, l’itinerario, il viaggio anche solo di medio termine. Insomma che ne sarà della nostra amata città tra altri cinque anni, a parte un’attenzione spasmodica per la videosorveglianza e per i divieti di vendita di alcolici, riservati ai negozietti etnici? In altre parole, l’unico taglio di nastro davvero degno di nota è stato quello della nuova piazza sopraelevata sulla A4. E non è un progetto voluto e realizzato da Ghilardi, ma da chi venne prima di lui. Appena il tempo di tagliare il nastro e sono partite, inevitabili, le polemiche proprio lì, alla Crocetta. Si, sto parlando ancora una volta della vicenda della scuola Anna Frank, che stando all’idea della giunta di rigenerare il quartiere coi 15 milioni concessi da Regione Lombardia, verrebbe addirittura abbattuta.
Quindi ricapitolando, di progetti veri e propri non se ne sono visti e l’unico che la destra ha in canna è talmente bislacco da far tremare i palazzoni di quel rione già piuttosto malandato. Anche solo per questa ragione l’elettore che il 14 e 15 maggio andasse alle urne, potrebbe pensare che forse non valga la pena riconsegnare nelle mani di Ghilardi e dei suoi associati il futuro della città. Che è fatta di periferie ma anche di parti centrali. Come la storica, preziosa e celeberrima piazza Gramsci. Che fine ha fatto il progetto per la sua rigenerazione? Lo sanno davvero tutti: è finito in un cassetto e per cinque lunghi anni ci è rimasto.