9 Dicembre 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

80 anni dal 1943, quando iniziò la guerra di Liberazione

Dalla disperazione alla speranza e infine alla disillusione. Questi sentimenti hanno contraddistinto quell’anno cruciale per la storia italiana che è stato il 1943, del quale quest’anno ricorrono gli ottant’anni.

Fu l’anno degli scioperi che iniziarono alla Fiat e si diffusero in tutto il triangolo industriale – iniziati il 5 marzo.
Fu l’anno dello sbarco degli Alleati in Sicilia – notte del 10 luglio.
Fu l’anno della riunione del Gran Consiglio del Fascismo, al termine del quale si decise la deposizione di Benito Mussolini – 24-25 luglio.
Fu l’anno della nomina da parte del re di un nuovo capo di governo, il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, e nella medesima giornata dell’arresto di Benito Mussolini – 25 luglio.
La prima dichiarazione di Badoglio fu: “La guerra continua e l’Italia resta fedele alla parola data […] chiunque turbi l’ordine pubblico sarà inesorabilmente colpito”.
Fu l’anno della detenzione di Mussolini. Dopo essere passato per le isole di Ponza e della Maddalena, fu recluso a Campo Imperatore sul Gran Sasso – 27 agosto.

Scriveva Piero Calamandrei: “Si è avuta la sensazione di essere occupati dagli stranieri: se erano italiani loro, noi non eravamo italiani. Paese occupato da una tribù di selvaggi: da vent’anni noi eravamo sotto questo tallone. Sicché in questa prima settimana è corso per l’Italia un brivido simile a quello del Risorgimento, quando se n’andavano i re stranieri e il popolo scendeva nelle piazze e tutti cantavano e si abbracciavano.” Ma, nonostante queste parole, a Calamandrei la situazione apparve da subito incerta e confusa.

Fu l’anno dell’armistizio di Cassibile, con il quale l’Italia firmò la resa incondizionata agli Alleati, che sancì il disimpegno dell’Italia dall’alleanza con la Germania. Entrato in vigore: 3 settembre – annuncio alle ore 19.42 dell’8 settembre.
Il primo ministro Badoglio, a soli due mesi dal primo annuncio, comunicava: “Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”.
Fu l’anno della costituzione del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale), a cui diedero vita i principali partiti e movimenti antifascisti, allo scopo di opporsi all’occupazione tedesca – 9 settembre.
In tale clima, il sovrano e il maresciallo Badoglio fuggirono per raggiungere il Sud. Del convoglio facevano parte la regina Elena di Savoia, il principe Umberto II di Savoia, i generali Ambrosio e Roatta – 9 settembre, ore 5.10.
Fu l’anno dell’Operazione Quercia che si concluderà con la liberazione di Benito Mussolini da parte di un gruppo di paracadutisti tedeschi. Il duce verrà portato a Pratica di Mare da dove volerà alla volta di Vienna prima, e di Monaco poi – 12 settembre.
Fu l’anno del ritorno di Mussolini in Italia (prima di far rientro incontrò Hitler a Rastenburg) – 14 settembre.
Fu l’anno della nascita della R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana), con capitale a Salò, sul lago di Garda – 23 settembre.
Fu l’anno della nascita dei G.A.P. (Gruppi di Azione Patriottica), formati dal comando generale delle Brigate Garibaldi fine ottobre 1943.

Questa era la situazione in Italia. Dissolto in poche ore l’esercito, con i soldati sbandati che cercavano di tornare a casa; alcuni furono uccisi o deportati. Fuggito il re al Sud con pochi brandelli di governo, chiusi i pubblici uffici e paralizzati i servizi, confusione e incertezza regnavano ovunque. Intanto le Divisioni tedesche scendevano numerose in Italia; i fascisti rialzavano la testa indisturbati e le bombe degli Alleati facevano strage di innocenti, di interi quartieri popolari e di opere d’arte. L’Italia era spezzata in due, con gli Alleati che lentamente risalivano la penisola, fermati sui vari fronti a cui avevano dato vita i tedeschi che, lungo la risalita verso il Nord, lasciarono un tappeto di morti.

Il 1943 fu l’anno della scelta, si doveva decidere da che parte stare. Numerosi furono i giovani che diedero vita alle formazioni partigiane in montagna e numerose furono anche le donne, che fecero da collegatrici con i comandi partigiani.

Le nuove generazioni sono molto lontane anagraficamente da questi eventi storici. La scuola non ha mai veramente adeguato i programmi, i fatti drammatici che vanno dalla nascita del fascismo alla Liberazione non vengono studiati a fondo. In particolare gli anni dal 1943 al 1945 sono un vulnus nella storia italiana. Non si sono mai veramente fatti i conti con la memoria divisa. Ma il futuro democratico nasce dall’approfondimento della storia e non dalla rimozione della stessa.

Mentre i reali, Badoglio e alcuni generali scappavano vigliaccamente, tanti furono gli atti di eroismo degli italiani solo in quell’anno. Ne citiamo tre.

L’eccidio di Cefalonia. La guarnigione italiana di stanza nell’isola greca (in massima parte soldati della Divisione Acqui, ma erano presenti anche Finanzieri, Carabinieri ed elementi della Regia Marina), dopo l’8 settembre si oppose al tentativo tedesco di disarmo, combattendo sul campo per vari giorni con pesanti perdite, fino alla resa incondizionata, alla quale fecero seguito massacri e rappresaglie, nonostante la cessazione di ogni resistenza. I superstiti furono quasi tutti deportati su navi che finirono su mine subacquee o furono silurate, con gravissime perdite umane – 23-28 settembre.

Le cosiddette Quattro giornate di Napoli furono un’insurrezione popolare. I cittadini riuscirono a liberare la città di Napoli dall’occupazione tedesca. Un impetuoso slancio popolare mirato a imporre l’uscita accelerata dei tedeschi da Napoli e quindi ad agevolare l’ingresso delle truppe alleate. Per la prima volta in Europa i nazisti trattavano una resa di fronte a degli insorti. L’avvenimento, che valse alla città di Napoli il conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare, consentì alle forze anglo-americane di trovare al loro arrivo, l’ 1 ottobre 1943, una città già liberata, grazie all’eroismo, al coraggio e al sacrificio dei suoi abitanti – 27-28 settembre.

Nel settembre del 1943 l’Abruzzo fu attraversato dalla Linea Gustav, che si stanziò per lunghi mesi lungo i fiumi Sangro e Aventino. Le prime forme di resistenza popolare nacquero sin da subito in modo embrionale, spontaneo e istintivo. Ma una storia poco approfondita, di grandissimo coraggio, fu quella della Brigata Maiella, che fu l’unica formazione militare partigiana a essere decorata di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla bandiera. Fu tra le pochissime formazioni di patrioti di ispirazione repubblicana aggregate alle forze alleate dopo la liberazione dei territori d’origine, assieme alla 28^Brigata Garibaldi Mario Gordini e alla Divisione Modena-Armando. Fu la formazione combattente con il più lungo e ampio ciclo operativo, continuando a lottare, anche dopo la liberazione dell’Abruzzo, risalendo la penisola sino alla liberazione delle Marche, dell’Emilia-Romagna e del Veneto. Dal dicembre 1943.

Diceva Piero Calamandrei: “Se si vuole intendere che cosa fu la Resistenza, non si deve dar questo nome soltanto al periodo finale che va dall’8 settembre al 25 aprile. Questo fu il parossismo finale della lotta; ma l’inizio di essa risaliva a venticinque anni prima. […] La Resistenza era cominciata fin da quando lo squadrismo fascista aveva iniziato per le vie d’Italia la caccia all’uomo”.

Non si può onorare la Resistenza senza una condanna sincera del fascismo.

Immagine – Non dimenticare, elaborato di Anna Maria Mattachini presentato al concorso: Progetto per il murales – Il cammino della Libertà, organizzato da A.N.P.I. sezione Ovest Ticino Vittorio Colombo

Patrizia Rulli

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