18 Aprile 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Da via Cremona al degrado Aler, il viaggio senza pace delle famiglie sfrattate

di Jurij Bardini

Che cosa succede quando le sirene dei blindati si spengono? Che cosa accade quando un tema
profondamente politico e antropologico – il diritto a una casa dignitosa, il bisogno di un luogo che sia rifugio accogliente per andare verso il mondo – viene trattato come un tema di ordine pubblico, come un fastidioso problema da risolvere mostrando i muscoli delle divise, e sfoggiando un approccio alle contraddizioni sociali che assomiglia al problem solving aziendale?

“Mi sento come se si fosse chiuso un ciclo storico” – riassume M., uno dei fondatori e più generosi attivisti dello Spazio 20092. “Otto anni fa, quando abbiamo cominciato, nessuno avrebbe scommesso che saremmo durati così a lungo. Del resto, quando occupi uno spazio, la precarietà è un tratto connaturato all’esperienza di lotta che stai mettendo in atto: metti in conto che prima o poi lo sgombero potrebbe arrivare, ma anche che è solo una tappa”.

Ma la logica della legge, che ha voluto sopprimere il conflitto, potrebbe addirittura – quasi in un processo di eterogenesi dei fini – aver generato le nuove condizioni affinché il conflitto si riproponga, magari in altre forme e con altri esiti, nel prossimo futuro. La maggior parte delle famiglie sfrattate da via Cremona, infatti, è stata spostata nello stabile Aler di via Friuli 3, nel quartiere Crocetta. E se da un lato questo provvedimento ha evitato che gli sfrattati restassero sulla strada, dall’altro sta già cominciando a generare una nuova spirale di difficoltà e di sofferenza, proprio nelle stesse famiglie. Perché il problema casa, lungi dall’essere risolto, si intreccia con altri problemi e bisogni senza risposta, con altri diritti che vengono negati.

“Pur nelle sue dimensioni ridotte”– mi racconta M. – “il quartiere Crocetta raccoglie molte delle contraddizioni che si stanno accumulando nel corpo della società attuale. Se pensiamo che alcune delle famiglie sfrattate da via Cremona e trasferitesi qui, a oggi, stanno già scivolando verso la morosità incolpevole, ci viene da chiederci: quando parliamo di lavoro, esattamente, di cosa stiamo parlando? In che modo un’attività retribuita a tempo pieno, se non permette a una famiglia di pagarsi l’affitto di una casa popolare, può essere definita lavoro? Ecco perché pensiamo che le ingiustizie si intreccino e le contraddizioni esplodano.

Ecco perché, in fondo, il nostro slogan “Casa per tutti, miseria per nessuno» sta in piedi anche senza la prima parte, senza la casa. O meglio: la casa è la base «senza casa non ci stiamo” recita un altro nostro slogan, ma è evidente che non è questo il solo tema su cui battersi. Anche perché, oltre al lavoro precario e sottopagato, la privatizzazione del welfare con la riduzione all’accesso ai suoi servizi pubblici sta sferrando un attacco molto duro verso i ceti sociali che hanno trovato in uno spazio come il nostro un punto di riferimento”.

La storia dello Spazio 20092 appare tutt’altro che finita. Il collettivo sta agendo su diverse piste in contemporanea: oltre a un intervento sindacale nei confronti di Aler – condotto insieme a Unione Inquilini per intervenire sulle condizioni inadeguate degli alloggi assegnati alle famiglie sfrattate e, più in generale, sulle modalità di assegnazione delle case e i livelli di manutenzione di tutto il patrimonio pubblico – ha avviato una riflessione politica al proprio interno, per ridefinire il futuro del gruppo informale che, in questi otto anni, ha creato e animato lo Spazio: “Innanzitutto torneremo in città con un racconto pubblico della storia di questi otto anni, e rilanceremo l’assemblea per il diritto all’abitare, perché lo sgombero non ha cancellato né l’emergenza abitativa né l’importanza di uno spazio sociale libero e autogestito che sia bene comune della città”.

Per questo, abbiamo già elaborato una nostra piattaforma e creato una petizione su Change.org, in cui proponiamo la costituzione di un Patto per la Casa a Cinisello Balsamo, che metta insieme i privati, i soggetti pubblici e le realtà cooperative”. Una prospettiva politica tutt’altro che settaria, questa, molto lontana dagli allarmi securitari che vengono lanciati contro le donne e gli uomini che danno vita a esperienze politiche e collettive come quelle dello Spazio 20092.

Redazione "La Città"

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