19 Aprile 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Cessate il fuoco

Ho avuto la ventura e l’onore di fare il discorso che concludeva la marcia in favore delle pace organizzata dal nostro giornale, poche settimane dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, scatenato da Putin. Subito rimbalzato nel panorama occidentale e accostato ai nefandi ricordi dell’ultima Guerra Mondiale, quando Hitler invase la Polonia. Su Putin dobbiamo dire che ventidue anni fa, quando venne a Milano per incontrare l’allora sindaco Albertini, insieme a diversi altri colleghi ci spingemmo in un esercizio lombrosiano: con la sua faccia da sgherro ci pareva più un funzionario della polizia politica che uno statista.

Dopo il 24 febbraio il ricorso alle cicliche repliche della storia ci hanno posto interrogativi: se e da quale parte dovevamo schierarci. Se dovessimo sperare in una salvifica “Operazione Walkiria” che decapitasse il tiranno. Subito si è scatenata una contrapposizione “stradaiola” le cui goffe, pecorecce e stolide modalità conducevano a semplificazioni mai opportune se veramente si tiene alla convivenza civile. Pareva inutile, in quel contesto, sollevare le questioni che angustiavano, fin dal 2014, le popolazioni di quell’area. Veniva tacciato di “antiamericanismo ben orchestrato” chi avanzava perplessità sulle cause del conflitto ricordando quanti pochi e concreti passi si siano compiuti, da parte di tutti i potenti (USA per primi) per limare le divergenze e alleviare i patimenti dei residenti di quelle sfortunate terre di confine.

Risultava altresì poco efficace ricordare a costoro, solamente per amore di obiettività analitica, che viceversa ci sono dati certi e autentici (risalenti fin da metà del secolo scorso) attestanti quanto i tentacoli nel condurre una politica imperialista si siano allungati ovunque. Anche in Italia. Mai si sono peritati nel provare ritegno del rispetto dei trattati, in qualsiasi teatro essi siano stati stipulati. Su ciò sarebbe sufficiente ottenendo risposte dalla fonte, assegnare una consulenza agli eredi di Toro Seduto.

Nel discorso che citavamo in apertura si richiamava la cultura come elemento dissolvente le diversità. Denunciavamo come la guerra la fanno gli imperialisti e i nazionalisti, coloro che cercano in ogni modo di affermare un’identità, tracciare confini elevare steccati e muri di filo spinato. A molti mesi dall’inizio il conflitto permane e ci angustia. Assistiamo a delle modalità di combattimento che coinvolgono di più i civili che i militari i quali sembrano impegnati a rinverdire i tragici anni delle trincee e la loro terribile staticità strategica. È bene, non ripetere il detto bismarchiano che “… la guerra è una medicina morale cui la natura ricorre per rimettere la gente sulla strada giusta …” È bene, ricordare che il militarismo è la maledizione della civiltà. Perciò siamo contro gli eserciti.

Immaginiamo, come John Lennon, che non vi sia chi voglia prevalere sull’altro, non vi sia bramosia di possesso ma che si possa vivere, fraternamente. Quali passi bisognerà compiere, adesso? Lo chiedono i più pragmatici, nascondendo la mano che impugna il revolver; lo chiedono gli scettici convinti che l’andamento del mondo sia ineluttabilmente destinato a perpetuarsi; lo invocano le anime belle che pensano che il mistero aiuterà a sopravviverci. Purtroppo, la lezione non è ancora assorbita e noi che come Bob Dylan “… viviamo nello stesso spazio ma non nello stesso tempo … “ non abbiamo una
risposta. Abbiamo una proposta, questa sì. Se volete, è un ultimatum della vita contro la morte: Cessate il Fuoco!

Ivano Bison

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