24 Aprile 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

“Dare un futuro alla memoria”, ANED incontra il CIOFS-FP di Cinisello Balsamo

di Alessandra Vergani

Ci sono persone ed eventi che ci restituiscono quell’aria di normalità che ci fa sentire in continuità con la nostra storia e i nostri valori, ma anche semplicemente con la nostra identità di Centro di formazione professionale delle salesiane di don Bosco, da più di 50 anni sul territorio di Cinisello.

Siamo spesso chiamati “scuola” dai nostri ragazzi e questo davvero non ci dispiace, qualcuno invece ci chiama CIOFS Mazzarello e anche questo non ci dispiace… per tutti siamo quelli dei corsi (professionali), quelli che educano ad un mestiere e lo fanno con lo stile della formazione salesiana, che è per tutti e che si prende cura di “tutta” la persona. Don Bosco aveva visto così lontano, che ancora oggi ci darebbe la pista… perché già nell’800 aveva colto quale dovesse essere la strada per noi che ci occupiamo di formare i professionisti di domani, avendo a cuore le persone che sono oggi.

Per questo al CIOFS di Cinisello ANED (Associazione Nazionale ex Deportati) è di casa: Peppino Valota (scomparso lo scorso 13 novembre) è stato per tantissimi nostri ragazzi un riferimento importante; ricordo con gratitudine tutti i suoi interventi con le nostre classi terze: intere mattinate dedicate ai nostri giovani, racconti sempre diversi, occhi sgranati e non di rado lucidi. E non è così scontato il clima di ascolto per le nostre classi rumorose e vivaci; per i ragazzi a parlare era un nonno, un uomo capace di dialogo vero: non una domanda cadeva nel vuoto, qualunque accenno polemico veniva smorzato, senza mai alzare i toni, con quella pacatezza che non elude la domanda, ma la comprende in un confronto autentico e senza fronzoli. Peppino era capace di fare storia senza annoiare, mettendo a disposizione il racconto della sua vita di bambino/ragazzo/uomo cresciuto senza un padre, ma sempre sostenuto dal ricordo vivo di lui. Peppino ci ha regalato la sua umanità, con la sua semplicità ci ha dato un insegnamento grandissimo, di come cioè le proprie ferite possano diventare un dono per la vita degli altri.

Per questo anche nel bel mezzo delle restrizioni, siamo riusciti a piombare in casa Valota, dove, i potenti mezzi della tecnologia ci hanno permesso di  farci raccontare ancora e ancora… Nell’aprile del 2019 erano più di cento i ragazzi collegati, ricordo i ringraziamenti e i saluti scritti nella chat, che scorrevano veloci uno dopo l’altro, a dire in modo davvero inedito, la gratitudine, attraverso la partecipazione e l’interesse.

Quest’anno ci abbiamo creduto ancora di più, perché a raccogliere il testimone dell’incontro coi ragazzi è stata Mariela Valota il cui intervento è avvenuto in due diversi venerdì di marzo con i futuri pasticceri e panettieri, baristi e camerieri e cuochi del CIOFS di Cinisello.

Bruciante la domanda con la quale qualcuno dei ragazzi ha commentato l’opportunità dell’esperienza: perché ricordare una storia vecchia di 80 anni, quando il mondo ancora dimostra di non aver imparato niente?

Che è come dire, usando altre parole: perché sempre le stesse storie, così distanti da noi?

O, avendo il coraggio di andare un pochino a fondo: perché voi grandi continuate a prenderci in giro, facendoci credere che cambierete… e invece non cambia mai nulla? E ancora è guerra?

Perché se si lascia il campo al dialogo, se si accetta di comprendere per davvero, non si può eludere la domanda.

E inizia il racconto, si restituisce la parola a chi è passato attraverso il sacrificio più grande in nome della libertà, della giustizia, della solidarietà, perché potesse vincere il bene. Si fa silenzio, si ascolta la vita. Si intravedono i volti, si riconoscono i tanti piccoli gesti umani il cui valore è ancora più evidente nella grande difficoltà e che odorano di coraggio. Ci si rispecchia in quello spirito ribelle che si oppone alle ingiustizie e che non accetta compromessi a patto di saper cogliere in esso tutte le opportunità per vivere in pace. Si capisce che la solidarietà non è un bel nome vuoto che non sa di niente, perché ha invece il sapore indimenticabile di una sardina divisa in sette minuscole parti, il cui valore rientra a pieno titolo nell’incommensurabile. Ed è qui, che allora la storia mi tocca, mi educa, mi costringe a pensare, perché io possa essere diverso, migliore e perché con i miei piccolissimi gesti umani anche io possa contribuire sin da subito a far vincere il bene.

Grazie Peppino che ai giovani hai proprio dedicato uno dei tuoi ultimi interventi.

Eri con noi, nelle parole di tua figlia che ha raccolto il testimone, noi ci crediamo che loro, i nostri ragazzi possano essere migliori. In continuità con la nostra storia e i nostri valori. Diamo un futuro alla memoria.

“Ai giovani perché la conoscenza del presente li aiuti a conoscere il passato e progettare il futuro.”

Patrizia Rulli

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