27 Luglio 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Il coraggio delle donne avvocato

Il 25 novembre si è celebrata la giornata internazionale per combattere ed eliminare la violenza contro le donne. In tale occasione il mio pensiero si è rivolto, in particolar modo, alle due avvocate simbolo della difesa delle donne e dei diritti umani: Ebru Timtik, morta a Instabul lo scorso 27 agosto dopo 238 giorni di sciopero della fame e NasrinSotoudeh, condannata in Iran a 33 anni di carcere, a 148 frustate e temporaneamente rilasciata lo scorso 7 novembre. 
Ciononostante, la professione se ben esercitata ha un’assoluta valenza civile e culturale. Specie se deve misurarsi in situazioni di estrema precarietà legislativa.
Ebru Timtik era una donna e un’avvocata assai coraggiosa. Ha dedicato la propria gio­vane vita alla difesa dei diritti umani, in particolare del popolo turco e in generale di tutti noi. Incarnava i requisiti di libertà, autonomia, indipendenza. Era stata arrestata insieme ad altri colleghi per il suo impegno nella difesa dei diritti civili in Turchia. Faceva della lealtà e della dignità abbinate alla competenza, elementi imprescindibili nell’esercizio della funzione difensiva e del ruolo sociale dell’avvocatura. Nonostante la situazione di assoluta gravità, confermata da referto medico, dapprima il tribunale di Istanbul e dopo la corte costituzionale avevano respinto la richiesta di rilascio per consentirne le cure. È stata trasferita in ospedale solo poche ore prima del decesso. Ebru è una vittima del regime di Erdogan.
Nasrin Sotoudeh, avvocata iraniana. Il Parlamento Europeo l’aveva insignita del Premio Sakharov per la Pace 2012. Nasrin, è stata condannata per il suo pacifico lavoro in favore dei diritti umani inclusa la difesa delle donne che protestano contro l’obbligo, nel paese degli ayatollah, di indossare il velo, contrastando inoltre, con una pubblica opposizione, la pena di morte. Assurdamente, in punta di diritto internazionale è accusata di reati “contro la sicurezza nazionale, incitamento alla prostituzione e per atti peccaminosi”. Il 25 marzo 2020 l’Alto commissariato Onu per i Diritti Umani ha chiesto a tutti gli stati, in risposta alla pandemia di Covid-19, il rilascio “di ogni persona detenuta senza una sufficiente motivazione giuridica, anche i prigionieri politici e di coloro che sono detenuti per le proprie posizioni critiche o dissenzienti”. L’accanimento del governo di Teheran si è manifestato comunque. Sono stati concessi permessi di uscita temporanea dal carcere a migliaia di detenuti per evitare la diffusione dell’epidemia nelle sovraffollate prigioni iraniane. I “politici” però sono stati in gran parte esclusi dalla misura, compresa Nasrin Sotoudeh che si trovava rinchiusa nella prigione di Evin. Solo il 7 novembre le è stato concesso un permesso temporaneo a causa delle precarie condizioni di salute in cui versava. Naturalmente, ci si augura ciò rappresenti una via possibile per la sua definitiva scarcerazione. Affinché i sacrifici di tanti altri attivisti per l’uguaglianza non risultino inutili (specie agli occhi di noi occidentali) è necessario continuare la lotta a sostegno degli avvocati del mondo intero che quotidianamente rischiano la vita per il solo fatto di difendere i diritti civili dei loro assistiti.

Fabrizia Berneschi

Di professione avvocato civilista, dirige un proprio studio legale in Cinisello Balsamo (MI). Componente commissione famiglia e minori dell’Ordine Avvocati di Milano, ha ricoperto anche ruoli politici e istituzionali sia a livello comunale che provinciale. Iscritta dall’anno 2000 all’albo dei giornalisti pubblicisti. Madre di due figli: Nicolò e Ludovica.

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