26 Luglio 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

1959, Cinisello Balsamo, Villa Arconati, “Fondazione Centro Studentesco” (Associazione che si prefiggeva la promozione culturale locale). Accovacciati da destra: 1° Paolo Sequi, 2° Giuseppe Gozzini, 3° Giorgio Conconi, 4° Renato Seregni

Cinisello, città di cultura e accoglienza. Giorgio Bocca disse: “Viva come nessun’altra”

In una ricerca curata da Gabriella Milanese per l’UTE, dal titolo “Vita culturale a Cinisello Balsamo”, si afferma come “identità e cultura vadano appaiate e che la consapevolezza di cosa una comunità è, non può prescindere da cosa è in grado di offrire in termini di occasioni per incontrarsi, dialogare, comprendere, condividere interessi, formulare obiettivi, progettare attività da svolgere insieme. Se la comunità è un insieme di persone che elaborano un progetto comune di convivenza, occorre un terreno in cui coltivarlo e farlo crescere attraverso le molteplici opportunità che le istituzioni e le diverse forme associative possono offrire.” E le nostre istituzioni in passato sono state lungimiranti: hanno posto la cultura in primo piano, al pari degli altri servizi offerti ai cittadini. La Pubblica Amministrazione, affiancata da Cooperative, Associazioni e Parrocchie, ha saputo offrire ai cittadini luoghi e occasioni per “fare” e condividere cultura. Ben presto la nostra diviene una città con una forte attitudine all’accoglienza, un terreno fertile che permette la nascita di Associazioni, fondate grazie ai nuovi cittadini giunti dapprima da altre Regioni e in seguito da altri Paesi, che hanno arricchito la nostra comunità. Una società in continuo fermento culturale, ben lontana dallo stereotipo di “città dormitorio”. Ma questa è una storia che non si improvvisa, è una narrazione che viene da lontano.  

Il nastro si avvolge e il racconto parte dagli inizi del ‘900. Pioniere nel compito di sviluppare la vita associativa dei lavoratori sono state le Cooperative, “rosse” e “bianche”, che hanno fondato Circoli dove, oltre alle attività ricreative, è stato possibile arricchire la formazione culturale, politica e sindacale. Nel tempo vengono allestiti spazi da adibire a teatro, concerti, riunioni, feste. Un supporto a queste attività giunge dall’esterno; è l’Umanitaria che contribuisce alla crescita culturale dei lavoratori, e non solo di quelli di Milano. Nel 1906, sul giornale dell’Umanitaria, i nostri Circoli vengono portati ad esempio per aver richiesto le copie del giornale da distribuire ai lavoratori dei campi: “avremo così raggiunto una delle migliori speranze: quella di scuotere l’apatia delle classi rurali, avendo loro aperto l’orecchio alla voce dei propri bisogni”. Nello stesso anno si riporta la notizia che la Cooperativa “La Previdente” ha fatto richiesta per l’impianto di una biblioteca popolare. Ad aprile del 1912 si legge: “a Cinisello, Biblioteca aperta a tutti, senza distinzione di partiti. […] Il popolo deve ormai aver capito quale importanza abbia l’istruzione pel miglioramento economico e civile.” 

Ma, purtroppo, con il regime tutto passa sotto il controllo del partito fascista, anche se i Circoli riescono a mantenere una minima autonomia. Dopo la caduta del fascismo e la fine della guerra riprende la vita associativa e culturale, ma con maggiore consapevolezza, entusiasmo e partecipazione. È palpabile il forte desiderio di riscatto dopo aver subito per 20 anni il “pensiero unico” della dittatura. La prima organizzazione che nasce è l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia)e contemporaneamente riaprono i Circoli delle Cooperative, ma anche i Partiti fondano associazioni politico-culturali. Apre la Casa del Popolo, la Cooperativa del Partigiano, il FDG (Fronte della Gioventù), l’ARI (Associazione delle Ragazze Italiane), l’ARCI (Associazione Ricreativa e Culturale Italiana) e, per  i ragazzi, l’API (Associazione dei Pionieri d’Italia). Parallelamente rinascono anche le organizzazioni legate al mondo cattolico: l’ASCI (Associazione Scoutistica Cattolica Italiana), il Gruppo Scout Azimut, il Circolo Familiare con iniziative rivolte ai giovani di Azione Cattolica e GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) e vengono aperti due Circoli ACLI (Associazione Cristiana Lavoratori Italiani). Anche gli oratori costituiscono un polo aggregativo per i giovani, con occasioni ricreative e culturali. 

E questo è solo l’inizio. Nuovi fermenti, nuove realtà associative sono in divenire. Dagli anni Sessanta, importanti novità animano la città. In occasione del centenario dell’Unita d’Italia viene inaugurata la “Mostra nazionale di pittura contemporanea – Premio Cinisello Balsamo”, che vedrà più edizioni. Il sindaco Aldo Raimondi sottolinea come sia “necessaria la formazione di un ambiente stimolante atto ad acuire le attitudini creative dei gruppi sociali e degli individui”. È Dino Buzzati a presentarne la terza edizione: “L’incredibile era che mi avevano portato lì per una faccenda d’arte. […] È il posto dei capannoni, delle fabbriche, dei magazzini, degli immigrati interni, delle villette nude dove vivono gli ingegneri, i direttori, i ragionieri, i capireparto. […] Chi può pensare all’arte in questa contrada squallidamente stilizzata dal nudo lavoro? […] Cinisello Balsamo è dunque arrivata a sapere che in fondo alle giornate di fatica […] c’è qualcosa d’altro: ciò che nell’apparentemente nuda, disadorna, triste, apparentemente inospitale cittadella delle macchine e dell’orologio di controllo può fornire l’articolo in fondo più indispensabile all’uomo: la fantasia, l’illusione, la superiorità, il sogno”. 

Nel 1967 Giorgio Bocca scrive: “Viva come non lo è stata, forse, nessuna altra città italiana. Avida di vita, sopraffatta dalla vita, resa irriconoscibile a se stessa dalla vita come non ne ho conosciuto altre. Che dieci anni divoranti, questi ultimi e quante esperienze, qui a Cinisello! […] Qui si è potuto fare, meglio che in ogni altro centro della fascia a nord di Milano, della sociologia comparata, fra l’Italia che muore e quella che nasce. […] Ciò che maggiormente mi è piaciuto è questa coscienza irrinunciabile di solidarietà umana, questo sentimento direi da ‘nuova frontiera’, di essere nella stessa avventura, di dover camminare nella stessa direzione. A Cinisello ci sono i ricchi e i poveri, si capisce, come in ogni altra città e i furbi e gli stupidi e i buoni e i cattivi; eppure io non ho mai trovato un’altra città dove la gente sia altrettanto disposta a capire gli altri, a riconoscere agli altri il diritto alla vita”.

E da lì in poi è storia recente e sono il Cinema nel Parco, la Scuola di Musica, il Centro Elica, il Centro Documentazione Storica, il MuFoCo, il Centro culturale Il Pertini e il fiorire di sempre più numerose Associazioni culturali e artistiche. Tutto ciò ci porta ad affermare che persino nei tempi più difficili – quando si doveva ricostruire alla fine della guerra o quando si doveva pensare a dare alloggio e lavoro ai nuovi cittadini – non c’è mai stato un arretramento nei confronti di quell’obiettivo tracciato anche da Carlo Meani (primo sindaco dopo la Liberazione), che già nei giorni del confino fascista si domandava: “Le masse e chi le rappresenta credono o non credono a una trasformazione della società a un livello più civile, libero e solidale? Cosa si può dire dell’enorme differenza tra il progresso tecnologico e scientifico da una parte e lo scarso livello sociale, morale, politico, culturale delle grandi masse? Come colmare tale vuoto?” 

Patrizia Rulli

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